Per i sostenitori di Canfora è libertà di pensiero, per la Meloni è diffamazione: da domani la parola passa ai giudici. Sarà celebrata in Tribunale l’udienza predibattimentale della querela presentata da Giorgia Meloni nei confronti dell’intellettuale e filologo barese. Le frasi incriminate risalgono all’11 aprile 2022, durante un incontro sulla guerra in Ucraina tenuto dal prof Luciano Canfora nel liceo Fermi di Bari: fu proprio Telebari a raccogliere quelle dichiarazioni che hanno poi scatenato le ire della Meloni, all’epoca non ancora premier (lo diventerà nell’ottobre dello stesso anno). Quelle frasi trasmesse su Telebari hanno fatto il giro d’Italia, rilanciate soprattutto in questi giorni da numerose testate nei talk e sui siti.
‘Neonazista nell’animo’: sono queste le parole incriminate che fecero scattare la denuncia da parte dell’attuale premier, che le bollò immediatamente come parole inaccettabili, pronunciate da una persona – fu l’affondo della leader di FdI – che “si dovrebbe occupare di cultura e formazione e che invece finisce a fare becera propaganda a dei giovani studenti”. A sostegno dello storico e intellettuale barese si sono compattate tante associazioni, con appoggi anche internazionali, dalla università della Sorbona fino a Cambridge. L’Anpi guida il presidio di solidarietà dal titolo “La critica non è diffamazione”, pronti a scendere in piazza domattina, davanti al palazzo di via Dioguardi. Il prof Canfora sarà difeso dall’avvocato Michele Laforgia, che ha rimandato a domani ogni incontro politico per trovare una soluzione alla frattura del centrosinistra in vista delle amministrative.
“Desideriamo manifestare la nostra piena solidarietà con Luciano Canfora – si legge nel comunicato dell’Anpi provinciale con l’appello alla raccolta firme – non soltanto perché stimiamo profondamente la sua levatura di studioso, ammiriamo la sua indiscutibile onestà intellettuale e la sua passione civile, ma anche perché siamo consapevoli che il bersaglio ultimo dell’azione legale intrapresa dall’on. Meloni è il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di pensiero e di opinione”. La questione passa nelle aule di Giustizia.
IL VIDEO ORIGINALE DELL’INTERVENTO FINITO AL CENTRO DELLE POLEMICHE: