La vittoria in finale è sfumata per un soffio, ma il percorso di Fabiana Quadrelli è destinato a restare nella storia dei talent show culinari. Barese e “fiera di esserlo”, la 23enne non cambierebbe una virgola della sua esperienza nella terza edizione dell’Antonino Chef Academy (produzione originale Endemol Shine Italy, è sempre disponibile on demand su Sky), il programma in cui l’obiettivo dei giovani cuochi è quello di aggiudicarsi un posto nella cucina di Villa Crespi, il ristorante dello chef Cannavacciuolo. A differenza degli altri concorrenti, con alle spalle studi ed esperienze da cuochi, Fabiana è una pasticciera, e nonostante questo ‘gap’ è riuscita a sbaragliare la concorrenza, conquistando un posto nella finale. Ma la passione per la cucina, da buona barese, è qualcosa che si ha nel sangue, e tutti quelli che si avvicinano a questo mondo hanno avuto un mentore.
Fabiana, da dove nasce la passione per la cucina?
“Sembrerebbe scontato, ma mia nonna è una cuoca provetta, e come tutte le nonne ha capacità culinarie che non si sa da dove provengano. Da lei, che ha un incredibile senso del gusto, ho imparato un sacco di ricette tradizionali e averla al mio fianco mi ha permesso di formarmi anche dal punto di vista tecnico”.
Poi cosa è successo?
“Quando qualche anno fa c’è stato il boom del cake design, ero attratta dall’idea di modellare. Sono un’artista, mi piace anche dipingere, così ho iniziato a lavorare sulle torte ma non è durato molto, perché mi sono resa conto che sotto la pasta di zucchero c’è ben altro. Così ho proseguito il mio percorso nella pasticceria, sempre con l’obiettivo di evolvermi a livello professionale”.
Come sei arrivata all’Antonino Chef Academy?
“L’iter è stato molto più lungo di quanto si possa immaginare. È iniziato nel 2019, quando lavoravo a Borgo Egnazia e da lì mandai la mia candidatura quasi per gioco, in un attimo di tempo libero. Ma non ebbi riscontro. L’anno successivo, nel 2020, ci riprovai perché non stavo lavorando, l’Italia era in quarantena per il Covid. Fui contattata dopo aver inviato la mia videoricetta e le selezioni andarono avanti fino alla chiamata per andare a Milano, per un casting di persona. Ma rifiutai perché nel frattempo avevo trovato lavoro”.
Occasione persa?
“Certo, perché quell’impiego durò pochissimo. Ma quest’anno, per fortuna, è stata la stessa produzione a richiamarmi. Spinta anche dai miei genitori e dai titolari del ristorante in cui lavoro ancora oggi, il Riva di Bari, non mi sono lasciata sfuggire l’opportunità”.
Il resto è storia. Al netto del risultato, chi è stato per te chef Antonino Cannavacciuolo?
“Non è solo un giudice o un insegnate, per me lo chef è molto di più. Da lui ho imparato tanto anche sotto il profilo umano, ha un’umiltà che si percepisce dallo sguardo, è in grado di farti capire che per arrivare a certi livelli non c’è solo bisogno della tecnica, ma anche di sacrificio e umiltà. Lui mi faceva sentire speciale, è come se vedesse in me qualcosa che neanche io vedevo, perché sono una pasticciera e mi sentivo in difetto rispetto agli altri concorrenti. Mi ha dato sempre la carica, i suoi segnali mi hanno fatto capire che potevo farcela.
Per il futuro? Ristorazione o pasticceria?
“Meglio dire in pasticceria da ristorazione. Domani esce il nuovo menù del Riva e proporremo un dolce diverso, l’ho chiamato ‘Petricore’, come il profumo della pioggia sulla terra asciutta, una vera sensazione olfattiva data dalla barbabietola. Sono talmente legata a questa percezione che questa parola è tatuata anche sulla mia pelle”.