È nata a Putignano 38 anni fa. È cresciuta a Noicattaro e ha studiato in primis al liceo scientifico Majorana di Rutigliano, dove si è diplomata nel 2002 col massimo dei voti. Si chiama Serena Dipierro e adesso, 20 anni dopo, è la migliore matematica d’Australia. È lì, infatti, che la dottoressa barese ha avuto l’opportunità di affermarsi e di mettere le radici: a circa 14mila chilometri e sette ore di fuso orario di distanza dalla sua terra. Professoressa associata nel 2018. Professoressa ordinaria nel 2020. Direttrice del dipartimento di Matematica e Statistica della University of Western Australia di Perth da gennaio 2021. E premiata qualche giorno fa, con la medaglia più importante, dall’Australian Mathematical Society.
“La mia passione per i numeri nasce da lontano – racconta Serena -. Da bambina mi piaceva molto studiare, ero brava in tutte le materie. Risolvere i problemi matematici, però, già allora mi dava un gusto particolare. Lo scientifico mi ha regalato tante gioie, in questo senso, ma durante il percorso le idee sul prosieguo degli studi erano tutt’altro che chiare. Con mio padre ingegnere la strada più facile sarebbe stata quella di Ingegneria. Avevo quasi deciso di prenderla. Poi, al quinto anno, una professoressa di matematica molto brava, giovane e laureata da poco, mi ha spinto in un’altra direzione. Mi solo laureata a Bari, in Matematica. Prima la triennale e poi la specialistica”. In entrambi i casi, 110 e lode.
Da qui in poi, un lungo viaggio alla ricerca della stabilità lavorativa. La prima tappa nel 2008 è Trieste, per un dottorato alla Sissa: istituto di ricerca tra più blasonati d’Italia. Poi Cile e Scozia, Germania e America. Con una parentesi di un anno a Milano. “Tutte posizioni a tempo determinato – spiega la protagonista del viaggio -. Poi nel 2016 è arrivata l’opportunità Australia. All’inizio ero molto scettica. Sono legatissima alla mia famiglia, alle mie origini e la distanza enorme mi spaventava parecchio. Non ero affatto convinta. Adesso posso dire di aver fatto la scelta giusta. Qui la qualità della vita è molto alta. Io e il mio compagno, anche lui italiano e matematico, siamo felici”.
Un amore nato nel segno dei numeri. “Io ed Enrico ci siamo conosciuti a Bologna, durante una conferenza – racconta Serena -. Tenevo un seminario e dopo la relazione alla platea, lui si è avvicinato per farmi alcune domande su un problema che aveva studiato durante il dottorato. Quel problema non l’abbiamo mai risolto, in compenso ci siamo innamorati. La svolta Australia è arrivata soprattutto per merito suo. Quando ha saputo che all’università di Melbourne erano aperte due posizioni per analisi matematica non ha perso tempo: innanzitutto, a convincermi che la cosa facesse al caso nostro. Adesso lavoriamo insieme, nella stessa squadra”. Una squadra fortissimi, direbbe Checco Zalone.
Un team valido, oggi capitanato dalla più brava matematica d’Australia. “Qui l’Australian Mathematical Society, ogni anno, a dicembre organizza un convegno in cui vengono celebrati i risultati raggiunti e premiati gli esperti che più degli altri si sono fatti valere. Questa volta la medaglia più prestigiosa, quella dedicata ai matematici sotto i 40 anni che hanno dato contributi eccezionali alla causa, è toccata a me – dice orgogliosa la 38enne barese -. Guardo la lista delle persone che hanno ricevuto questo riconoscimento in passato e ancora non ci credo: per me sono degli eroi. Essere accanto a loro è un onore indescrivibile. Uno stimolo in più per continuare a lavorare bene e gestire il dipartimento al meglio”.
L’Australian Mathematical Society le ha dato anche un riconoscimento aggiuntivo. L’appellativo di ‘fellow’, un titolo equivalente a ‘socio onorario’ assegnato solo a chi in ambito matematico ha fatto cose davvero importanti. Al netto del lavoro, però, Serena non vede l’ora di ritornare in Italia. “Prima del Covid tornavo due o tre volte l’anno – conclude -. L’ultima volta è stata a gennaio 2020. Adesso i confini dell’Australia occidentale sono chiusi: si può uscire, ma non si può rientrare. Dicono che a febbraio la situazione potrebbe sbloccarsi. L’Italia mi manca. Non vedo l’ora di riabbracciare mia sorella e i suoi bambini. Mi manca anche un po’ andare alle conferenze in giro per il mondo. Ora facciamo tutto online, ma non è la stessa cosa. Speriamo davvero di poter ricominciare quanto prima”.