Una finale di Copa America tinta anche di biancorosso: Argentina-Colombia, che si disputerà lunedì 15 luglio, vede l’allenatore dei colombiani, Nestor Lorenzo, aver avuto un passato nel Bari. Il tecnico della Nazionale Colombiana, infatti, ha vestito la maglia barese nella stagione di serie A 1989-90: è stato uno dei primi tre acquisti sudamericani dell’era Matarrese, portati a Bari dal direttore sportivo Franco Janich, ed è arrivato nel capoluogo pugliese insieme ai brasiliani Gerson e Joao Paulo. Il roccioso difensore centrale, che arrivò a Bari all’età di ventitré anni, pagò alcuni problemi di ambientamento che gli costarono le critiche dei tifosi e un rendimento non eccellente: l’argentino concluse la stagione con ventitré presenze e un gol realizzato ai danni del Bologna. Il Bari, dal canto suo, disputò una stagione positiva, dovuta soprattutto alle performance di Pietro Maiellaro, Antonio Di Gennaro e Joao Paulo, finendo il campionato al decimo posto in classifica e vincendo la Mitropa Cup, battendo il Genoa di Scoglio; Lorenzo, però, non giocò quella gara. Il difensore sudamericano, a fine stagione, venne ceduto in Inghilterra allo Swindon Town, ma rimetterà piede nel Belpaese per i Mondiali di Italia ’90, in cui con la sua Nazionale Argentina, spinta soprattutto da Diego Armando Maradona, riuscì a raggiungere la finale mondiale ai danni proprio dell’Italia, venendo poi sconfitta dalla Germania, che vincerà il campionato del Mondo del 1990.
Antonio Di Gennaro, compagno di squadra di Lorenzo nel Bari 1989-90, ricorda il periodo in cui l’argentino arrivò a Bari. “Mi ricordo molto bene di lui, che arrivò dall’Argentina per prendere il posto di Giorgio De Trizio, e siamo stati anche compagni di stanza. Doveva imparare e conoscere il nostro calcio e si inserì abbastanza bene nel nostro contesto, anche perché noi lo aiutammo molto. A me fece una buona impressione, sia sul lato umano che come giocatore”. L’argentino aveva buone caratteristiche fisiche ed era abile nel gioco aereo. “Era fisicamente forte — continua Antonio Di Gennaro, ex capitano dei biancorossi —, con un buon colpo di testa, anche se non fece un gran campionato perché non riuscì ad adattarsi molto nel breve periodo. Il suo punto forte era il colpo di testa, ma cercava anche di impostare l’azione e aveva una buona personalità. Eravamo vicini in campo, perché lui era il libero e io il regista, quindi gli davo spesso parecchie indicazioni”. L’ex centrocampista biancorosso conferma i problemi di ambientamento vissuti dal libero argentino. “Non ha avuto quello che magari si aspettavano in tanti. All’epoca gli stranieri dovevano avere un po’ di conoscenze maggiori e di tempo per adattarsi meglio. Non credo sia entrato nel cuore della tifoseria barese, però nulla da eccepire sotto il piano della professionalità”. Lorenzo era un sudamericano caratterialmente più pacato rispetto ai due colpi di mercato brasiliani. “Lui era più taciturno — afferma Di Gennaro — rispetto a Gerson e Joao Paulo: Gegè Gerson, per esempio, dopo quindici giorni parlava già il dialetto. Furono tre acquisti importanti”.
Di Gennaro ricorda anche un momento simpatico accaduto in campo durante una gara. “Una volta Nestor in campo mi disse ‘Antonio arreta, arreta!’ e io, che avevo capito ‘arretra’, gli risposi che bisognava andare avanti e non indietro; invece lui, nella sua lingua, intendeva di marcare, e ci mettemmo a ridere (ride, n.d.r.)”. L’ex difensore sudamericano del Bari, dunque, ha ottenuto un grande risultato: alla guida della Nazionale Colombiana ha sconfitto in semifinale l’Uruguay di Bielsa e ha portato la Colombia in finale di Copa America, ben ventitré anni dopo l’ultima volta, esprimendo, insieme all’Argentina, il miglior calcio della competizione e divenendo la sorpresa della competizione sudamericana. “Con l’Argentina sarà difficile — conclude Antonio Di Gennaro — soprattutto perché hanno un giocatore stratosferico come Leo Messi, ma la Colombia sarà molto motivata perché è arrivata sino in finale, un motivo di grande orgoglio. La finale è sempre una gara diversa da tutte le altre. A Nestor faccio un grosso in bocca al lupo”.