Ancora 24 ore, al massimo 48. Questo “l’orizzonte temporale per la risoluzione del problema” reso noto ieri dallo staff di Libero: da ormai quattro giorni l’accesso alle mail (anche quelle di Virgilio) è inibito e la polemica tra gli utenti che utilizzano il servizio di posta elettronica del portale, anche e soprattutto per lavoro, è irrefrenabile. Tanto che a Bari c’è anche chi sta valutando la possibilità di dare vita a una class action.
Sul sito, cliccando sull’icona che solitamente dà accesso alle mail, anche questa mattina è apparso un messaggio di scuse firmato dallo staff “per il disagio e il disservizio. Leggiamo i vostri commenti e comprendiamo – scrivono da Libero -. Ma vogliamo soprattutto, ora che siamo in grado di farlo, condividere con voi maggiori informazioni sull’accaduto, sul lavoro che stiamo facendo e dare un orizzonte temporale per la risoluzione del problema”.
“Nelle scorse settimane, al fine di offrire un servizio sempre migliore e sempre più aggiornato – spiegano dal portale -, abbiamo introdotto un’innovativa tecnologia di storage a supporto delle nostre caselle mail, fornita da un vendor esterno, un produttore di tecnologie di storage utilizzato da alcune delle più grandi società al mondo. Purtroppo, un bug del sistema operativo ne ha compromesso il corretto funzionamento e, di conseguenza, quello delle caselle di posta presenti su di esso”.
“Il vendor sta lavorando incessantemente per la risoluzione del problema – proseguono da Libero -, creando un fix per la soluzione della problematica, con il supporto di tutti i nostri team interni. Trattandosi però di un bug a livello di sistema operativo, la soluzione sta richiedendo i tempi tecnici di sviluppo, con l’obiettivo primario di tutelare l’integrità dei dati. I tempi sono stati lunghi finora, ce ne rendiamo conto […] ma vogliamo riaprire le caselle in maniera definitiva e stabile”. Libero Mail e Virgilio Mail, quindi, dovrebbero essere nuovamente attive “entro le prossime 24/48 ore”. E dunque, probabilmente, nella giornata di oggi.
Come detto, però, tra gli utenti c’è chi sta pensando di imbastire un’azione legale collettiva. In tutta Italia, e anche a Bari. “Io e alcuni colleghi ci stiamo confrontando sulla fattibilità della cosa – spiega l’avvocato barese Beppe Gassi -. Intanto, con l’avvocato Ilaria Gadaleta, stiamo già predisponendo un fac-simile per chi voglia unirsi alla causa. È riprovevole, indipendentemente dalle motivazioni tecniche, che nel 2023 ci siano 9 o 10 milioni di italiani costretti a rimanere paralizzati nelle loro attività professionali”.