Un prezzo di acconto proposto dai caseifici di appena 36 centesimi al litro. La crisi del mercato del latte che rischia di penalizzare ulteriormente gli allevatori. Le ricadute economiche dell’emergenza sanitaria arrivano anche nell’agroalimentare. E in particolare a far discutere è la posizione di una parte delle industrie di trasformazione.
A lanciare l’allarme sono Confagricoltura e Copagri, che in queste ore rilevano le comunicazioni ricevute da alcuni allevatori da parte di caseifici della provincia di Bari di erogare un prezzo al litro al ribasso “salvo la possibilità di ulteriori saldi”. Una scelta che modificherebbe in maniera unilaterale e addirittura retroattiva i contratti a suo tempo stipulati tra allevatori e aziende che fisserebbero il prezzo a 40 centesimi.
Peraltro nell’ultimo incontro del Tavolo del latte tenuto in videoconferenza la possibilità di una variazione degli accordi non era stata neanche presa in considerazione, considerato anche che la stessa regione Puglia aveva annunciato azioni di ristoro in favore di tutte le parti coinvolte. Sul punto però non si registrerebbe compattezza da parte delle organizzazioni di categoria. Il rischio, paventato da Confagricoltura e Copagri, è che si alimentino fenomeni speculativi a danno soprattutto del settore zootecnico.
Ammesso infatti che le vendite di latticini stiano subendo rallentamenti nella crisi generale eventuali esuberi di latte potrebbero essere oggetto di trasformazione in prodotti a lunga conservazione come caciocavalli e cagliate consentendo ai trasformatori di vendere in tempi diversi i prodotti. Luca Lazzàro di Confagricoltura Puglia ha chiesto l’intervento mediatore del Presidente Emiliano e del Ministro Bellanova.