Uno studio scientifico, condotto da un team di ricercatori pugliesi e pubblicato anche sulla rivista internazionale ‘Scientific Reports’, propone un nuovo approccio allo studio della Xylella. “L’articolo – si legge in una nota del Politecnico di Bari – raccoglie gli studi, le osservazioni e le sperimentazioni in laboratorio degli ultimi due anni e propone un percorso mirato ed efficace, dedito alla diagnosi precoce per una più facile cura della malattia che ormai da anni devasta gli ulivi in tutta Puglia”.
La ricerca descrive gli effetti dell’infezione da Xylella fastidiosa sul metabolismo di giovani piante di olivo della varietà “Cellina di Nardò”. Si tratta del primo studio condotto in condizioni controllate. Alle piante, sane e selezionate, allevate in serra presso Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes (CIHEAM) di Bari fu iniettata artificialmente la Xylella per comprendere i mutamenti biologici. Gli alberi infettati dopo due anni hanno manifestato i classici segni della presenza della malattia.
Nel frattempo, è stato possibile individuare le sostanze che subiscono alterazioni a causa dell’infezione. Si è visto, infatti, che le piante infettate da Xylella presentano un contenuto maggiore di acido malico, acido formico, mannitolo e saccarosio e un contenuto minore di oleuropeina.
La conoscenza di tali sostanze consentirà di valutare il grado di tolleranza delle diverse cultivar di olivo alle infezioni e di creare sistemi rapidi e affidabili per la diagnosi precoce (oggi solo con la risonanza magnetica) tramite telerilevamento, anche con l’ausilio di droni. Quest’ultima applicazione verrà messa a punto nell’ambito del progetto AGREED (Agriculture, Green & Digital), appena avviato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e vede impegnati nuovamente il Politecnico di Bari e CIHEAM di Bari in partnership con altri soggetti industriali e di ricerca.
Gli autori della ricerca pubblicata ‘Scientific Reports’
A firmare l’articolo è il prof. Vito Gallo del Politecnico di Bari, supportato dai colleghi Anna Maria D’Onghia, Stefania Gualano e Franco Santoro del Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes (CIHEAM Bari), Maria Saponari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – CNR Bari, Leonardo Varvaro del DAFNE – Università degli Studi della Tuscia, Franco Nigro del DiSSPA – Università degli Studi di Bari e Piero Mastrorilli del Politecnico di Bari, Asmae Jlilat (DAFNE – Università della Tuscia, CIHEAM Bari), Rosa Ragone (Politecnico di Bari) e il supporto di Stefano Todisco, Antonio Rizzuti, Biagia Musio (Politecnico di Bari), Franco Valentini, Giuseppe Cavallo (CIHEAM Bari), Giuseppe Altamura (CNR-PSP).