Con una lettera pubblicata questa mattina sui social, Massimo Bray ha spiegato le ragioni della scelta di lasciare la delega di assessore regionale alla Cultura e al Turismo. Una decisione che arriva dopo un percorso di condivisione con il presidente Michele Emiliano, il quale “in questa fase – è specificato in una nota della Regione Puglia – terrà per sé la delega alla Cultura”.
“Vorrei esprimere pubblicamente il senso di gratitudine nei confronti di Massimo Bray – commenta Emiliano -. Lo ringrazio per aver sempre svolto la sua attività di assessore senza mai risparmiare energie e dedizione. Lo ringrazio perché, nel lasciare la delega, sta trasmettendo a tutti noi il desiderio di continuare ad esserci vicino. E noi abbiamo bisogno di continuare a confrontarci con lui, per il bene della Puglia. Le sue qualità professionali e umane ci hanno consentito di raggiungere obiettivi importanti, nonostante i tempi difficili della pandemia. I sentimenti che lui esprime nella sua lettera sono gli stessi che provo io in questo momento”. Di seguito, il testo integrale del post pubblicato su Facebook dd Massimo Bray.
“Care amiche e cari amici, dopo aver ripetutamente pensato alla situazione in cui mi trovo, alle difficoltà personali che affronto da alcuni mesi, alle indicazioni ricevute dai medici, credo corretto far emergere quel senso di profondo rispetto verso le Istituzioni e la consapevolezza di quante energie ci vogliano per portare avanti un incarico così delicato come quello che mi è stato affidato con generosità dal Presidente Emiliano. Sono così pervenuto al convincimento di non essere, in questa fase della vita, nelle condizioni di adempiere alle funzioni che mi sono state assegnate di responsabile della Cultura e del Turismo della Regione Puglia. Credo sia la prima volta che faccio una scelta pensando alla mia persona, ma credo di doverla fare soprattutto per le persone che mi stanno accanto e che vorrei poter “vedere” a lungo.
Voglio cogliere questa occasione per ringraziare tutte le donne e gli uomini che ho avuto la fortuna di incontrare e che con pazienza e amicizia mi hanno fatto capire quanto, nei differenti ruoli ricoperti – nel mondo pubblico come in quello privato – sia importante lavorare per le Istituzioni e per tutelare i beni comuni. Tra le molte iniziative che il gruppo di lavoro che ho avuto l’onore di coordinare ha portato avanti, sono contento che in questi mesi si siano definiti alcuni progetti di lunga durata a cui tenevo molto: la Biennale del Mediterraneo, la legge sulla tutela del patrimonio culturale immateriale, la delibera che consentirà di realizzare alcuni progetti archeologici di straordinario valore. Ho vissuto, soffrendo in prima persona, i terribili impatti della pandemia da Covid sulla vita delle persone. Ho visto e ascoltato le enormi difficoltà vissute dal mondo della Cultura e del Turismo. Ho apprezzato gli sforzi di tutti per cercare di superare una crisi durissima e poter ripartire. Con il sostegno delle istituzioni pubbliche e di coloro che lavorano nelle strutture degli assessorati, si sono raggiunti molti risultati positivi.
Il numero impressionante di manifestazioni culturali messe in piedi nella lunga estate pugliese e la qualità di ognuna di esse, sono il segno della vitalità, della creatività, della passione di chi lavora in questo straordinario mondo. Credo anche che sia stata una bella scelta quella di legare lo sforzo di ripartenza della nostra regione ad una campagna pubblicitaria il cui slogan “Puglia una storia d’amore” voleva indicare la cura, l’attenzione, gli sforzi di tutela del nostro patrimonio, delle nostre tradizioni. Anche la nuova campagna dedicata al turismo, la cui definizione si è conclusa in questi giorni, sottolineerà come cultura e turismo possano rappresentare uno straordinario modello di sviluppo sostenibile.
So bene che molte sono le sfide su cui occorrerà misurarsi, prima fra tutte proprio l’attenzione al tema della tutela dei valori e delle identità culturali. Il mondo da cui veniamo ha rischiato di omologare e cancellare il significato delle tradizioni e delle storie legate alle nostre comunità, ai territori, in favore di un modello culturale “unico”, legato ad uno sviluppo economico che tende ad affermare concezioni semplificate, ad omologare e cancellare le differenze, le storie, la memoria. Abbiamo invece bisogno di lavorare su un modello che affermi “l’eccezione culturale”, che tuteli le tradizioni e ripensi il valore delle identità collettive come insieme di contenuti culturali.
La scelta della qualità e non della quantità per misurare il valore di un luogo o di una manifestazione culturale deve essere il nostro punto di riferimento. La ricerca e la formazione, come ho ripetuto moltissime volte in questi mesi, dovranno essere al centro delle politiche da mettere in atto. Proprio per queste motivazioni ritengo importante la scelta del presidente Emiliano di assumere direttamente, in questa fase, le responsabilità dell’assessorato. Spero ci saranno altre occasioni – se pur in forme differenti – per dare un contributo alla mia regione. Non voglio dilungarmi: la commozione e il dolore sono fortissimi, come l’amore e il rispetto che ho sempre avuto per la nostra cultura e per le nostre storie. In questo breve ma intenso periodo, mi è capitato più volte di citare Aldo Moro, forse perché avevo bisogno di punti di riferimento certi. Scrivendo queste parole ho ripensato a questa sua riflessione: “la verità illumina e dà coraggio”. E in questo particolare momento sono parole di grande conforto”.