“Fino al 31 gennaio, inoltre, saranno chiuse le sale da ballo, le discoteche ed i locali assimilati”. Recita così una parte del cosiddetto ‘decreto festività’ approvato dal Consiglio dei Ministri nella serata di giovedì 23 dicembre. Una mazzata tra capo e collo per gli imprenditori della notte, i gestori dei locali e gli organizzatori che si sono ritrovati – da un giorno all’altro, a una settimana dall’evento – a dover gestire la delicata questione Capodanno. A confermarlo è Giuseppe, giovane titolare di una società specializzata proprio nell’organizzazione di eventi, che sceglie di rimanere anonimo “per dare forza a un grido di dolore – spiega –che altrimenti qualcuno potrebbe confondere con voglia di farsi pubblicità”.
“Per Capodanno, come sempre, eravamo orientati su due tipi di situazioni: cenone più festa e serata in discoteca – racconta -. Tutte le serate da ballo sono state cancellate, mentre i veglioni sono in fase di riconversione. Siamo alle prese con un numero inimmaginabile di disdette, però, arrivate ormai a quota 70%. In una struttura avevamo 200 cene, ce ne hanno confermate 10 e abbiamo deciso di annullare l’evento. In un’altra struttura su 600 cene ne hanno confermate 150. Quello che da sempre rappresentava il core business della nostra società, il Capodanno, si è trasformato in un test d’equilibrismo tra i tanti costi ed i miseri ricavi”.
I costi, appunto. Una voce che il decreto last minute ha lasciato invariata e che l’annullamento delle serate in discoteca e le tante disdette per i cenoni, molte dettate dalla paura, ha reso un vero e proprio problema. “La parte dei costi, soprattutto con le strutture, era già stata sostenuta – spiega Giuseppe -. La merce non la compri due o tre giorni prima dell’evento. Quella ordinata, food e beverage, comunque arriverà. Se il Governo avesse deciso per lo stop anche solo un paio di giorni prima sarebbe stato diverso. Così, invece, ci ha messo nei guai. L’obiettivo è diventato coprire le spese: organizzo eventi da 9 anni e a San Silvestro non era mai accaduto”.
Ed è proprio la decisione tardiva, in un contesto d’emergenza comunque noto, a fare infuriare maggiormente gli addetti ai lavori. “Per organizzare un Capodanno ci si muove tra gli ultimi giorni di settembre ed i primi di ottobre – prosegue l’esperto -. Ai costi relativi al cibo e alle bevande vanno aggiunti quelli di promozione online degli eventi, tramite i social. Quelli da corrispondere alle web agency che hanno ideato il materiale, anche cartaceo, per gli eventi: inviti, menù, segnaletica Covid e chi più ne ha più ne metta. Dovremo pagare le tipografie, che quel materiale lo avevano già stampato. E pensare come riutilizzare tavolini, divani e quanto già acquistato da Ikea. Abbiamo speso migliaia di euro per ogni evento. Incrociamo le dita e speriamo di recuperarli”.
Un altro problema da affrontare è quello dei rimborsi. “Rimborseremo il biglietto intero a chi impossibilitato causa Covid – conclude Giuseppe – A chi, quindi, ci fornirà il certificato di un tampone positivo. Per gli altri, valuteremo caso per caso. Stiamo cercando di capire anche come organizzare nel dettaglio il veglione. L’intrattenimento musicale è consentito, ma la Siae non ha ancora ricevuto circolari e la Federalberghi, che ha fatto interpello per capire meglio alcuni aspetti, a ieri non ha ricevuto alcuna risposta. Nello specifico, cerchiamo chiarimenti sull’emissione musicale. Musica dal vivo o dj? Non lo sa nessuno. Ciò che è certo è che non si potrà ballare”.