È scoppiata oggi a Bari la prima crisi aziendale in Italia causata dal passaggio all’auto elettrica, è la convinzione di Confindustria Bari e Bat. La Bosch di Bari, dove nacque il common rail, ha infatti comunicato alla Regione Puglia 700 esuberi. “La transizione verso l’auto elettrica ha avuto un’accelerazione troppo repentina, che sta schiacciando tutta l’industria automobilistica. La difficile prospettiva rappresentata da Bosch a Bari è conseguenza di questa veloce trasformazione del mercato e di politiche europee drastiche, che penalizzano l’Italia più di altri Paesi, perché l’Italia è la seconda realtà manifatturiera d’Europa”, ha dichiarato il presidente di Confindustria Bari Bat e Confindustria Puglia, Sergio Fontana.
Si è infatti riunita stamattina la task force regionale sulla crisi Bosch. “Appena sarà pronto, già in giornata, invieremo al ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il verbale di riunione e chiederemo la convocazione urgente di un tavolo nazionale”. Lo dice all’Ansa Leo Caroli, coordinatore della task force occupazione della Regione Puglia, in merito alla vertenza. Oggi c’è stato un confronto tra la direzione della Bosch, i sindacati, presenti anche i rappresentati nazionali dei lavoratori, e la task force pugliese, dal quale è emerso, come comunicato dai sindacati, che l’azienda ha annunciato l’esubero di 700 lavoratori su un organico di 1.700 dipendenti. “Gli esuberi prospettati – conferma Caroli – non sono diminuiti rispetto alle precedenti comunicazioni ma aumentati. Conseguenza del declino rapidissimo della produzione dei motori diesel in favore dei motori elettrici. L’azienda chiede un piano di riconversione, loro l’hanno chiamata nuova missione produttive”. “È necessario e urgente – prosegue Caroli – aprire un confronto in sede ministeriale per Bosch, con la presenza del ministro dello Sviluppo Economico, serve un ruolo del governo a sostegno della riconversione”. Secondo Caroli sarà “un percorso lungo che richiederà molte tappe” ma c’è un aspetto positivo: “Sia azienda che sindacati vogliono raggiungere lo stesso obiettivo e ho apprezzato lo spirito delle segreterie nazionali dei sindacati che sono disponibili a percorsi di solidarietà con altri stabilimenti produttivi Bosch”. Infine, Caroli ha sottolineato che “se il governo non dovesse convocare entro fine febbraio il tavolo nazionale, lo faremo noi in Puglia”.
“Questo non significa che dobbiamo arrenderci alla storia, ma dobbiamo attrezzarci per cavalcare il cambiamento – dice il presidente di Confindustria Fontana – La Bosch infatti sta facendo la sua parte. In soli 4 anni ha messo a punto ben 7 nuovi prodotti ed è pronta a intraprendere una coraggiosa riconversione. Per sostenere questa sfida, però, la Bosch deve poter contare su politiche industriali adeguate. Chiediamo, per questo, alla Regione di mettere in campo, con Confindustria e con i sindacati, tutti i mezzi oggi a disposizione per conciliare riconversione e sostenibilità sociale, ma soprattutto chiediamo alla Regione di portare la questione al MISE, per individuare una strategia nazionale di riconversione urgente e misure e soluzioni straordinarie per la Bosch e per tutto il settore Automotive del Paese alle prese con una crisi epocale”.
Sul tema intervengono anche il Segretario nazionale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, e il Segretario generale Fim Cisl Bari, Donato Pascazio, definendo ‘inaccettabili sul piano sociale e industriale gli esuberi’ e chiedendo ‘un nuovo piano industriale e la convocazione del tavolo Bosch e del tavolo automotive’. Nell’incontro di verifica con la Regione Puglia la direzione Bosch dello stabilimento di Bari, tenutosi questa mattina, ha comunicato che l’80 per cento delle proprie produzioni oggi è posizionato sulle motorizzazioni diesel, che per effetto del cambio verso l’elettrico, determinerà una eccedenza nei prossimi 5 anni circa 700 esuberi. “La situazione è ben peggiore, le 700 eccedenze al 2027 considerano comunque la presenza di produzioni diesel che andranno a perdersi negli anni successi fino al completo stop nel 2035 – spiega il sindacato – Come Fim-Cisl stimiamo ulteriori eccedenze di circa 500 unità entro il 2035”.
Nello stabilimento di Bari sono occupati oggi circa 1700 dipendenti distribuiti su 9 diverse tipologie di produzioni, circa l’80 per cento di queste sono legate alle motorizzazioni diesel e benzina. “Il 23 giugno 2021, nel primo incontro del tavolo automotive presso il MiSE, come Fim-Cisl abbiamo sollecitato direttamente il Ministro Giancarlo Giorgetti di intervenire immediatamente convocando alcuni grandi gruppi della componentistica dell’auto come: Bosch, Vitesco e Denso, che già avevano esplicitato il rischio occupazionale per oltre 4.000 lavoratori, per costruire, con risorse finanziarie previste per la transizione ecologica, un piano di reindustrializzazione per salvare l’occupazione ed impedire la desertificazione industriale. Da quella data abbiamo continuato a denunciare questo pericolo chiedendo un intervento diretto, purtroppo inascoltati dal MiSE”.
“Il PNRR mette a disposizione fondi per la transizione e energetica e la mobilità, serve che il governo chiarisca quali potenzialità possono essere messe in campo, nello stesso tempo è indispensabile chiedere alla casa madre Bosch, quali risorse economiche è disposta ad investire su Bari per la riconversione produttiva – conclude la Cisl – E’ necessario aprire un confronto in sede ministeriale per Bosch, con la presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, dove il Gruppo deve presentare un piano di reindustrializzazione del plant, che consenta di azzerare gli esuberi denunciati evidenziando gli investimenti e le risorse finanziarie necessarie. E’ altrettanto indispensabile che venga riconvocato il tavolo ministeriale per individuare strumenti e risorse per un settore che è investito da un cambiamento strutturale. Non è più tollerabile l’immobilismo delle istituzioni di fronte ad una situazione che sta impattando sul settore con chiusure e licenziamenti. Convocheremo le assemblee per informare i lavoratori per decidere poi le iniziative a sostegno di questa difficile vertenza”.
In serata è arrivata anche la nota del Mise. “La situazione della Bosch è monitorata in maniera costante dal Mise. La struttura per le crisi d’impresa del ministero è stata già allertata e convocherà il tavolo in tempi brevi. Purtroppo il rischio degli esuberi denunciato dai sindacati della Bosch di Bari, che il ministro Giancarlo Giorgetti ha visitato lo scorso 8 ottobre, è conseguenza della transizione verso il green. Più volte il titolare del Mise ha infatti puntato l’attenzione sulla necessità che la fase della transizione sia compatibile non solo con le esigenze ambientali ma anche con quelle sociali ed economiche. Senza questo equilibrio, ha avvertito Giorgetti, il conto da pagare può diventare insostenibile”.