Immaginate che, durante un colloquio di lavoro, vi vengano poste queste domande sgradevoli. Alcune anche proibite. “Fumi? Pratichi sport? Hai un compagno? Hai figli? Che lavoro fanno i tuoi genitori e il tuo compagno?”. Proprio questi sarebbero stati gli interrogativi rivolti a una donna che, qualche giorno fa, ha sostenuto un colloquio a Bari dopo aver presentato la propria candidatura, una settimana prima, per una posizione aperta e intercettata su LinkedIn.
Tutti sanno quali sono le domande ricorrenti durante un colloquio di lavoro. Pochi, invece, sanno quali sono le domande che non vanno fatte e quelle assolutamente vietate dalla legge. Parliamo delle domande discriminatorie, quesiti ai quali vengono sottoposti alcuni candidati, la cui risposta, talvolta, determina la scelta.
Durante il colloquio di lavoro c’è bisogno di tutelare e non violare la privacy del candidato. In particolare, le domande su famiglia e figli sono vietate nel corso di un colloquio di lavoro, secondo l’articolo 27 del Codice sulle pari opportunità. Così come è vietato chiedere quale lavoro svolgano genitori o coniugi, secondo il Decreto legislativo 198 del 2006.
“Sono arrivata in sede per sostenere il colloquio – inizia il racconto -. Una volta ricevuta, ho cominciato a parlare di me, del mio lavoro, della mia formazione e delle mie esperienze pregresse. Siamo partiti con domande generiche, piano piano siamo entrati sempre più nello specifico e le domande sono diventate sempre più strane e private”.
Una richiesta di informazioni che, come sottolineato dalla donna, l’avrebbe messa a disagio. “La persona che avevo di fronte deve aver percepito il mio fastidio e ha tagliato corto dicendomi che quell’azienda non era giusta per me e che non avrei mai ottenuto il posto. Mi ha congedato dicendomi che se avessi voluto continuare il colloquio avrei potuto farlo, ma in un secondo momento. Mi ha lasciato il suo bigliettino da visita ma, ovviamente, non ho intenzione di ricontattarla”.
Stando al racconto, non ci sarebbe stato nemmeno alcun riferimento specifico al ruolo da ricoprire nell’azienda. Anzi, sarebbe stata la stessa candidata a chiedere al suo interlocutore cosa avrebbe dovuto fare. “È stato davvero mortificante – conclude – non mi è mai capitata una cosa del genere. Ascoltando questo tipo di domande ho subito pensato al caso Elisabetta Franchi, quando, qualche giorno fa, esponeva la sua policy aziendale che prevede l’assunzione di donne non sposate, senza figli, senza alcun tipo di legame o ostacolo che potesse pregiudicare il proprio lavoro. Nel 2022 tutto questo è inammissibile”.