A oltre dieci anni dai fatti, la Corte di Appello di Bari ha dichiarato il “non doversi procedere per prescrizione di tutti i reati di corruzione in atti giudiziari e falso” nei confronti di 5 dei 6 imputati nel processo ‘Gibbanza’, su presunte sentenze tributarie pilotate a Bari tra il 2008 e il 2010.
L’unico imputato per il quale è stata rideterminata la pena per un falso aggravato, unico reato non prescritto, con riduzione della condanna inflitta da 7 anni a 2 anni e 15 giorni di reclusione, è l’ex giudice tributario barese Oronzo Quintavalle. Quintavalle, principale imputato del procedimento, ha anche collaborato alle indagini rivelando di aver ricevuto per anni denaro, buoni vacanza, consulenze e prodotti enogastronomici in cambio di sentenze favorevoli.
I fatti risalgono agli anni in cui Quintavalle era presidente della Commissione tributaria regionale della Puglia. Fu arrestato nel novembre 2010, insieme con alcuni colleghi e altri professionisti, fra i quali i commercialisti baresi Gianluca Guerrieri e Donato Radogna, condannati entrambi in primo grado a 3 anni di reclusione o ora prosciolti.
Prescritti tutti i reati contestati anche all’allora segretario di una sezione della Commissione tributaria provinciale di Bari, Domenico Carnimeo (2 anni in primo grado), e ai due imprenditori Raffaele Putignano e Franco Maria Balducci (in primo grado condannati rispettivamente a 2 anni e a 2 anni e 6 mesi di reclusione). Già in primo grado, nel marzo 2019, i giudici avevano dichiarato la prescrizione di tutti i reati contestati ad altri 13 imputati.