I vampiri sono tra le creature fantastiche preferite da molti, ma un tempo si credeva che questi mostri fossero reali e molto pericolosi. Le superstizioni legate ai vampiri sono arrivate anche in Puglia, e la città di Trani vanta una rapporto stretto con i vampiri, essendo stata sia la culla di persecuzioni contro queste creature che la città in cui intellettuali del Settecento hanno cercato di trovare spiegazioni razionali a questo fenomeno.
Fiction contro realtà
Negli ultimi anni, i vampiri hanno subito un vero e proprio restyling, passando dall’essere mostri assetati di sangue a creature affascinanti e seduttive. Grazie ai media, infatti, siamo sempre più abituati a seguire le avventure di vampiri che, seppur pericolosi, mostrano comunque la loro umanità. Questo nuovo trend si deve soprattutto a opere letterarie come la serie di libri di Anne Rice, alcune delle quali sono state trasposte cinematograficamente, come nel caso del film Intervista col vampiro, e che sono state diretta ispirazione per altri media d’intrattenimento come la slot machine Blood Suckers, disponibile sui principali casinò online e che vede come protagonisti dei sofisticati e intriganti vampiri. La vera rivoluzione è arrivata poi con opere come Twilight, The Vampire Diaries e Being Human, che hanno reso definitivamente i vampiri dei personaggi positivi, moderni e spesso innamorati di protagoniste umane.
Se ora i vampiri sono quindi sempre più spesso considerati esseri sensuali e affascinanti, un tempo queste creature seminavano il terrore tra i nostri antenati che, a causa di leggende e superstizioni popolari, pensavano che alcuni loro compaesani fossero davvero dei redivivi. I vampiri della tradizione infatti ricordano solo lontanamente i vampiri che ora popolano l’immaginario collettivo. A seconda dell’area geografica presa in considerazione, queste creature hanno caratteristiche molto diverse ma condividono però degli elementi in comune: sono infatti solitamente dei morti tornati in vita, attaccano le loro vittime di notte e il loro metodo preferito per nutrirsi è bere il sangue. Queste superstizioni sono state inoltre dure a morire, tanto che ancora oggi è possibile trovare tombe di epoca vittoriana circondate da gabbie in modo da impedire la fuga a un eventuale vampiro.
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I vampiri di Trani tra scienza e superstizione
È stato proprio il ritrovamento di alcune tombe a Trani a Capo Colonna, risalenti dal XI al VIII secolo a.C., a raccontarci del rapporto tra i nostri antenati e i cosiddetti vampiri dell’antichità. Tutti e quattro gli scheletri rinvenuti riportavano la chiara testimonianza che chi li aveva seppelliti voleva evitare a tutti i costi che questi tornassero in vita e uscissero dalle loro tombe. Uno dei quattro corpi, appartenenti tutti a uomini dai quindici ai quarant’anni, era posto in una peculiare posizione inginocchiata e sormontato da un lastrone di pietra posto sulle sue spalle. Anche gli altri tre uomini, in posizione supina, sono stati ritrovati con massi e lastre di pietra poggiati sul loro capo. L’intenzione sembra chiara e richiama lo stato di altre tombe trovate in tutta Europa: si voleva impedire il più possibile che questi defunti tornassero in vita. Fortunatamente però, i corpi non presentano tracce di morte violenta, quindi si può presumere che non siano stati assassinati perché considerati vampiri e che la loro sepoltura particolare sia avvenuta solo per prevenire eventuali manifestazioni soprannaturali.
Se queste superstizioni nei confronti di creature simili ai vampiri hanno portato alla creazione di tombe così speciali, Trani ha anche ospitato menti eccelse che si battevano per la vittoria della razionalità sulle credenze popolari. Tra queste spicca l’arcivescovo Giuseppe Davanzati, originario di Bari, che nel 1739 scrisse il saggio Dissertazione sopra i vampiri in cui analizzava le cause della sempre crescente paura dei vampiri che stava imperversando nell’Europa orientale e che stava creando così moltissime vittime innocenti. Inserendosi perfettamente nel sempre più razionale pensiero emergente che a breve avrebbe portato alla nascita dell’Illuminismo, Davanzati conclude che i vampiri non sono altro che prodotti della fantasia umana e che non esistono davvero.
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Il rapporto dei nostri antenati con i vampiri è stato caratterizzato da terrore, persecuzioni e superstizioni, ma anche da indagini e ragionamenti scientifici che cercavano di far trionfare la ragione sull’irrazionalità. La città di Trani conserva testimonianze di entrambe queste situazioni: i ritrovamenti di Capo Colonna ci raccontano di tentativi, forse goffi, di evitare attacchi vampireschi da parte di giovani deceduti, mentre il libro di Davanzati è un tentativo di screditare queste credenze potenzialmente pericolose.