Appena presentati nuovi studi sull’abuso di farmaci sintomaci nella cura delle Cefalee
A fine Settembre, per la precisione il 28, Firenze ha fatto da sfondo per due congressi molto importanti: il Congresso della Società Italiana per le Cefalee e il Congresso della Federazione Europea delle Cefalee. I congressi, che si sono tenuti nel capoluogo toscano, si sono incentrati su un tema che ha bisogno di una grande opera di sensibilizzazione: il fai da te nella cura del mal di testa. Sembra un paradosso, ma è stato scientificamente dimostrato che gli stessi farmaci indicati nel trattamento delle cefalee, possono rivelarsi dannosi e possono reiterare essi stessi quel tipo di dolore. I foglietti illustrativi riportano la cefalea tra gli effetti collaterali di molti farmaci : questo accade quando, in fase di studio clinico controllato in doppio cieco, il paziente presenta tali disturbi. Gli studi risultano molto utili quindi nella valutazione della stretta correlazione tra effetti del farmaco e cefalee, contribuendo a comprendere il ruolo dei meccanismi dei neurotrasmettitori nelle cefalee primarie. Particolarmente interessanti si sono rivelati i casi riguardanti i farmaci donatori di ossido nitrico come ad esempio nitrato di amile, nitroglicerina e il pentaeritritil tetranitrato. Tipicamente la reazione immediata sia nei soggetti sani, che in quelli emicranici, è quella di un dolore pulsante localizzato nella regione fronto-temporale. Bisogna tenere in considerazione che i pazienti già predisposti alle patologie emicraniche sono più sensibili al rischio di manifestare gli effetti collaterali: uno dei dati certi è la manifestazione di una cefalea ritardata, a seguito di quella primaria, dopo una o qualche ora trascorse dalla rimozione del principio chimico dal sangue (cosiddetto TEST alla Trinitrina) . Gli abusi possono derivare da singoli principi, oppure da una combinazione o associazione di più principi attivi: ci sono pazienti che soffrono di emicrania da uso eccessivo di triptani, altri di analgesici per esempio. L’effetto di una terapia anziché un’altra è del tutto soggettivo, ad ogni modo la maggioranza dei pazienti mostra miglioramenti tangibili a seguito della sospensione del farmaco responsabile. I farmaci a base di triptani aiutano molto in alcune terapie, tuttavia sono da considerarsi pericolosi nel caso si verifichi un uso eccessivo, in quanto aumentano la frequenza degli attacchi emicranici sfociando eventualmente in un quadro di cronicizzazione. La prevenzione deve essere attuata in maniera consapevole anche perché, la cefalea da uso eccessivo di farmaci sintomatici, mostra le stesse caratteristiche di altre tossicodipendenze come dimostra il punteggio elevato assegnatogli in base all’indice SDS (Severity of Dependence Scale). Il Professore Fabio Antonaci, neurologo che lavora presso la Fondazione Mondino a Pavia e visita anche a Bari, ha condotto uno studio di un anno su un campione di popolazione rapresentativo della provincia di Pavia dal titolo: “L’impatto delle cure mediche sul consumo dei farmaci sintomatici e la qualità della vita con il mal di testa”. Lo scopo del progetto è stato quello di fornire dati riguardo l’abuso dei farmaci sintomatici (Farmaci antiinfiammatori non steroidei – FANS e Triptani) e delle terapie fai da te e confrontarli con il quadro clinico dei pazienti a seguito dell’introduzione dell’intervento di un esperto in cefalee. I test clinici sono stati condotti su un campione di 276 pazienti scelti in 32 farmacie dove compravano abitualmente i presidi medici. Attraverso un’intervista telefonica, sono stati raccolti i dati riguardanti parametri demografici e caratteristiche delle crisi emicraniche riscontrate a seguito del consumo/abuso dei farmaci. I pazienti sono stati sottoposti a 4 visite: prima visita (T0) e 3 visite di controllo a distanza di 3, 6 e 12 mesi (T3, T6 e T12). Ogni appuntamento con lo specialista prevedeva un esame neurologico completo ed eventuali modifiche nella terapia per una gestione ottimale del mal di testa volta a migliorare le condizioni di vita dei soggetti. I risultati sono stati decisamente positivi in quanto: i pazienti con emicrania cronica attestati ad una percentuale del 17% dopo la prima visita, hanno visto una riduzione significativa nella frequenza degli attacchi in soli 12 mesi. Il valore iniziale al T0 era di una media di 8,5 attacchi al mese contro una media finale di 2. Oltre al parametro della frequenza l’impatto positivo è stato sul numero di giorni mensili in cui queste persone convivevano col mal di testa, passando da una media di 9,5 al T0 a 4 al T12. Analizzando la singola crisi emicranica i dati mostrano una riduzione nella durata abbassando il valore del T0 da 32 ore di media, fino a 15 circa. In maniera complementare, i pazienti hanno ridotto l’uso di analgesici mensili (T0: 13 farmaci – T12: 4,5) e rimosso così parecchi ostacoli debilitanti dalla propria routine quotidiana. In conclusione lo studio del Professore Fabio Antonaci dimostra che una gestione terapeutica condotta da esperti nel campo, è molto più efficace perchè si vanno a ridurre anche i tempi del recupero rispetto all’automedicazione che rimane una procedura non priva di rischi per il paziente.