Il portiere biancorosso, attualmente in ritiro con l’Italia Under 21 per gli impegni con Serbia e Ucraina, si è raccontato in una lunga intervista al sito ufficiale della FIGC.
Dall’emozione dell’incontro con il mito Gigi Buffon nella pancia del San Nicola dopo l’ultimo Bari-Parma, gara vinta per 4-0 dai biancorossi: “Mi metto qui, davanti allo spogliatoio, finché non esce Buffon io non me ne vado. Sono cresciuto con il suo mito”. Missione riuscita per Caprile quando l’ex campione del mondo si ferma e gli fa i complimenti, prima dello scambio di maglie e di una foto. “Non ho mai desiderato far altro che il portiere, la mia non è una storia di un ragazzino messo tra i pali perché mancava chi parasse”. – ha continuato il portiere del Bari al sito figc.it – “Mi sono innamorato di questo ruolo sentendo i racconti di mio padre del Napoli di Garella, vedendo le gesta di Zoff e quelle di Buffon. Il mio supereroe, ma che ho scoperto essere una persona straordinaria”.
All’esperienza in Inghilterra con il Leeds allenato da Marcelo Bielsa: “È stata un’esperienza formativa in campo e fuori, banalmente anche per imparare una nuova lingua – spiega -. In quella squadra c’erano grandi calciatori: da Raphinha a Phillips (che sarà il prossimo avversario a Napoli della Nazionale maggiore, ndr) e poi Bielsa in panchina. Per quanto attorno a lui ci sia il mito del ‘Loco’, è un allenatore top. Mi ha lasciato tantissimo anche a livello personale. Un uomo vero, che ci parlava di calcio, ma anche della storia di un suo amico minatore, che guarda in basso ma senza mai perdere di vista la luce. Ci parlava di cosa significasse per lui vivere lontano da casa, dalla famiglia. E poi ci parlava di sogni”.
Ai sogni che sta realizzando giorno dopo giorno con la maglia del Bari: “Ho vissuto un periodo di cambiamenti. Se qualcuno, un anno fa, mi avesse detto che avrei giocato da titolare nel Bari e in Nazionale, mi sarei sentito quasi preso in giro. Ma ho sempre saputo da dove sono partito e dove voglio arrivare, i sacrifici pagano. Mi aspettano tre mesi di fuoco. Con il Bari siamo in corsa per andare in Serie A e vogliamo giocarci le nostre chance fino alla fine, poi c’è l’Europeo Under 21, dove spero ovviamente di esserci. Numero di maglia? A Bari non era disponibile la maglia numero 1, era di Gigi Frattali, il portiere che ha vinto il campionato precedente e non mi sono neanche azzardato a chiederla. La 12 e la 22 non mi piacciono particolarmente, così ho scelto il 18, giorno di nascita di mio padre e della mia ragazza. Idoli? Oltre Buffon, crescendo, ho apprezzato Julio Cesar e Alisson. Poi Oblak, Ederson, Courtois, Maignan”.
Fino all’importanza della famiglia e i suoi passatempi: “Ho tatuato le date di nascita dei miei genitori e di mio fratello sul braccio, quella di mio nonno sulla mano. Mi piacciono i tatuaggi. Ne ho anche alcuni riferiti all’esperienza in Inghilterra, in cui mi sono trovato anche ad affrontare il periodo del covid da solo. In Inghilterra ho iniziato ad innamorarmi del pianoforte. Suono un’ora al giorno e, una volta alla settimana, vado a fare lezione. Parlando con mia mamma, mi ha raccontato che lo suonava anche mia nonna, che non ho mai conosciuto. Questo lo vedo un punto di connessione con lei, che sarebbe orgogliosa di ascoltarmi. Oltre al pianoforte, seguo tantissimo la Nba e, quando dobbiamo affrontare lunghi viaggi, porto con me un libro, guardo film o ascolto podcast. Allargare gli orizzonti è fondamentale”.