Protagonista dell’ultima puntata del nostro format ‘A Tutto Campo’, queste le parole del portiere biancorosso Marco Pissardo.
LE ORIGINI: “Sono originario di Verbania, poi mi sono trasferito a Milano in convitto quando fui preso nel settore giovanile dell’Inter, dall’età di 9 anni. Famiglia? Resto legatissimo a mia madre e ai miei nonni che venivamo a vedermi giocare in ogni parte d’Italia. A me inizialmente non piaceva il calcio, poi ho cominciato perché all’asilo tutti i miei amichetti volevano praticare questo sport e mi sono convinto a cominciare anch’io. Non ho iniziato subito come portiere, mi spostarono in quel ruolo solo dopo il decimo allenamento perché mio padre, che ha allenato anche in Eccellenza, mi ha detto: ‘Se vuoi vedermi agli allenamenti, mettiti in porta. Si vergognava di come giocavo con i piedi (ride ndr)”.
RUOLO: “Questo è un ruolo che ti responsabilizza molto, poi per fare il portiere devi essere un po’ matto. Noi siamo diversi dagli altri calciatori, siamo quelli che devono soltanto evitare i gol”.
AMICI: “Sono rimasto in ottimi rapporti con alcuni compagni con cui ho condiviso la mia avventura sportiva. Tra cui Mattia Rolando del Renate e Ivan Merli Sala che è l’ex capitano ai tempi del Lecco. Purtroppo ci vediamo poco perché comunque io sono qui a Bari e loro giocano al nord”.
RAPPORTO CONI COMPAGNI QUI A BARI: “Tutti i giorni andiamo a pranzo e a cena insieme perché non so cucinare. Io sto praticamente sempre fuori casa, giochiamo anche bowling”.
TEMPO LIBERO: “Io nel tempo libero studio per diventare agente assicurativo perché mio padre ha un’agenzia assicurativa. Mi piace leggere e ascoltare la musica, sono fan di Ligabue e di Venditti”.
SCARAMANZIA: “Una volta ero scaramantico, indossavo sempre indumenti e scarpe dal lato sinistro. Poi comunque appena perdiamo la partita mi passa la voglia di proseguire in questi riti. In Serie D, a Varese, prima di ogni allenamento di rifinitura dovevo lanciare una scarpa e se questa fosse caduta dritta avremmo vinto il giorno della partita”.