“Mister Vivarini mi ha proposto di tornare a giocare”. La butta lì così, Cicco Brienza. All’improvviso. Come era abituato a fare in campo con il suo mancino, imprevedibile e letale per i portieri avversari. “E mi sarebbe anche piaciuto – spiega Brienza – perchè le idee di gioco del tecnico avrebbero sicuramente esaltato le mie qualità. Ma ormai è troppo tardi, sono vecchio”. Lo dice con un pizzico di tristezza, dopo mesi di dubbi e pensieri. “Dire basta non è mai facile. La voglia e la volontà di andare avanti c’era ma a un certo punto è giusto fare un passo indietro”.
Il presente si chiama ancora Bari, nel ruolo di ambasciatore e osservatore del club biancorosso. “Un’esperienza bella e stimolante – prosegue Brienza – ormai mi sento un barese a tutti gli effetti. Sto cercando di apprendere il più possibile e capire un mondo per me nuovo. Ho ancora la testa da calciatore. Presto inizierò anche il corso di allenatore di base, voglio lasciarmi aperte più porte possibili”.
Inevitabile anche tornare sul suo rapporto con l’ex allenatore Cornacchini. “Tra noi c’è sempre stato rispetto, alla fine ho sempre provato a far parlare il campo. Lui responsabile del mio ritiro? Non credo abbia inciso solo lui nella scelta. Anche la società, come è giusto che sia, ha fatto valutazioni ad ampio raggio, tenendo conto di tutto”.
Chiusura dedicata al momento della formazione biancorossa. “Vivarini ha bisogno di tempo per dare una identità alla squadra. Sono convinto che presto si vedranno i frutti del suo lavoro. I tifosi devono stare tranquilli e continuare a sostenere i ragazzi così come stanno facendo. La cosa che più conta è che alle spalle ci sia una proprietà forte, solida e ambiziosa”.