Nelle campagne murgiane si nasconde un simpatico “individuo” che vi osserva silenzioso e taciturno. E’ lì da molti secoli, e troneggia in tutto il suo splendore tra le gravine di Ginosa: forse non tutti conoscono “l’albero pensante”, un ulivo maestoso che con la sua magia e il suo fascino è diventato ormai una leggenda del territorio pugliese. Ma qual è la particolarità di questo gigante buono? Ebbene, sul suo tronco sembrano prendere vita i lineamenti di un volto umano, un volto pensoso appunto, che trasmette beatitudine e serenità.
La sua straordinaria esistenza, così come la sua localizzazione, sono però avvolte da un fitto alone di mistero. Alcune guide del luogo hanno scelto di non rivelare la posizione precisa dell’ulivo antropomorfo, per preservarlo da eventuali atti vandalici, e oggi, forse anche per la segretezza delle sue coordinate, è diventato quasi il ‘sacro Graal’ per diversi escursionisti che si avventurano nella natura murgiana.
La popolarità dell’albero “pensante” sembrerebbe essere iniziata qualche anno fa, dopo la pubblicazione di un articolo che ne decantava la bellezza: da quel momento in poi in tanti hanno cercato di individuarne le coordinate, diversi si sono riusciti, e il passaparola ha fatto il resto. Basta andare su Instagram per vedere persone in posa davanti al gigante, addirittura c’è chi lo bacia o si siede sul suo tronco, o ancora chi decide di utilizzarlo per pubblicizzare il proprio olio d’oliva. Insomma nonostante l’albero si trovi all’interno di un terreno privato, niente scoraggia i curiosi, che per un selfie farebbero di tutto.
Ma tutto ciò potrebbe esporre l’ulivo al rischio di essere danneggiato, o addirittura trafugato: è necessario invece proteggere e custodire gelosamente questo singolare abitante del territorio pugliese: un “custode che scruta dall’alto”, come lo ha giustamente definito il fotografo Michele Grecucci. I proprietari del terreno in cui si trova l’ulivo, dal canto loro, sentiti da Telebari hanno dichiarato di voler preservare il maestoso gigante dagli atti vandalici e di volerlo valorizzare al massimo, “magari legandolo anche alle peculiarità territoriali”.