Le abbiamo mangiate tutti. Fanno parte del “patrimonio storico” barese. Non c’era Fiera del Levante che tenesse senza di loro. Ed era d’obbligo andar via con almeno due pacchetti: uno per la sera e uno per la colazione del giorno dopo. Ma chi c’era dietro le tanto amate merendine della Fiera, che ancora oggi – nella loro ultima versione – fanno sold out? A svelarcelo è Raffaele Pellegrino, che ci tiene a ricordare un pezzo della storia delle tanto amate merendine della Fiera. Raffaele è figlio di Giovanni Pellegrino, proprietario dell’azienda “Dolciaria Ambrosiana”, in via Piave angolo via Leopardi a Valenzano. “Dagli anni ’70 sino ai primi anni 2000, mio padre è stato il responsabile insieme alla sua squadra di quel leggendario profumo, di quelle merendine che, nel periodo fieristico, hanno fatto impazzire grandi e piccini”, racconta commosso a Telebari.
Raffaele ci tiene a ricordare la storia di suo padre Giovanni, classe 1947 di Circello, un piccolo paesino di campagna in provincia di Benevento. “Proveniva dal nulla e, grazie alla sua passione, è riuscito a realizzare il suo sogno, che rimane nei sapori dei ricordi per tantissime generazioni di visitatori della Campionaria. Dopo un primo anno di università ad agraria, si rese conto che voleva mettere le mani in pasta ed ebbe l’opportunità di lavorare alla Sica, storica industria dolciaria di Bari, sino a quando riuscì a metter su un’attività tutta sua insieme al socio Vittorio: la Dolciaria Ambrosiana”, dice. Marchio che oggi, acquisito da un’altra gestione, non è più presente a Valenzano e al suo posto sorge una banca, spiega Raffaele.
L’Ambrosiana inaugurò per la prima volta il 17 novembre 1972, ci dice Raffaele: da quel momento e già due mesi prima dell’apertura ufficiale, durante il periodo fieristico, cominciò a creare le merendine su commissione Aida (Azienda Italiana Dolciumi e Affini di De Nicolò Tommaso), racconta Raffaele a Telebari. Il profumo di zucchero e marzapane inebriava lo stand dedicato. “Mi ricordo che quando arrivava settembre papà andava in fiera nel laboratorio a vista dietro il padiglione Aida e con i suoi collaboratori impastava, infornava e imbustava quelle merendine ancora calde. Tutto live. Ecco perché si sentiva l’odore”, ricorda Raffaele.
Nel punto vendita di Valenzano, le merendine si potevano trovare giornalmente insieme a sandwich, panini, oltre a colombe e pandori in formato mini e gigante da 5 chili. “C’erano le merendine della forma classica in una confezione da 6 familiare, anche perché erano rapide a consumarsi – sorride Raffaele – Generazioni di valenzanesi sono cresciuti a pane e merendine Aida”. “Quando studiavo con i miei amici a casa, prendevamo le merendine, toglievamo il tuppo di zucchero e le farcivamo con la cioccolata”, continua nel suo racconto.
L’Ambrosiana era diventato un fiore all’occhiello della città, collaborando sia con la commissionaria Aida sia con altre note pasticcerie baresi, come Boccia e Mercantile, e napoletane, tra cui Scaturchio, e “per papà fu una delle soddisfazioni più grandi a livello personale”, afferma Raffaele. A un certo punto Giovanni Pellegrino è stato colpito da malattia che l’ha portato a non riuscire a sostenere il ritmo dell’azienda. “Dopo che mio padre ebbe un infarto all’inizio degli anni 2000, il marchio l’Ambrosiana venne venduto, mentre la commissione delle merendine Aida venne rilevata da Dolci Sapori di Giuseppe Abbinante – tutt’ora esistente in via Casamassima a Valenzano – per cui papà era il tecnico dolciario e la sua consulenza consisteva nell’insegnare la ricetta delle merendine, di panettoni e colombe”, racconta il figlio. La malattia aveva segnato molto Giovanni, che non aveva più tutta quella forza per collaborare costantemente con Dolci Sapori e la Campionaria.
Una storia fatta di profumi e di sacrifici. “Ricordo mio padre che usciva alle 4 di notte e tornava alle 10 di sera. Ricordo quelle mani che impastavano, ricordo che faceva le consegne e dava tutto se stesso in quello che faceva – continua Raffaele – ed era disposto a insegnarmi, ma mi rendevo conto della immensa fatica e non avevo la stessa predisposizione. Lo aiutavo quando potevo, per esempio vendendo le merendine alla bancarella della festa del primo novembre a Valenzano, però papà capiva che era una vita non adatta a me. Mi ha trasmesso la sua passione per il lavoro, questo sì, ma non potevo seguire la sua stessa strada e mi ha sempre lasciato libero di scegliere”. Il signor Giovanni è venuto a mancare nel 2012 e ora, al posto della sua Dolciaria Ambrosiana, c’è una banca. “Mi fa sempre un certo effetto non vederla più, non sentire più il profumo caratteristico che si diffondeva per le strade”, conclude Raffaele con una visione che lascia un po’ l’amaro in bocca, ma sicuramente un dolce ricordo.