Porte sbattute, specchi rotti, schiaffi, spintoni e un insostenibile senso di oppressione, di privazione della libertà. È il racconto di una 40enne rumena residente a Foggia da oltre 20 anni, che è riuscita, dopo quasi due decenni di violenze e sopraffazioni, a liberarsi del proprio carnefice grazie al sostegno e all’aiuto di un’amica e del centro anti violenza ‘Carmela Morlino’ di Foggia, intitolato ad una vittima di femminicidio ed ora invita le altre donne a denunciare ogni sopruso.
“Sentivo tutta la sua rabbia nel rumore che faceva sbattendo le porte e rompendo tutti gli oggetti che trovava in casa”, spiega la donna, sottolineando come la sua situazione sia addirittura “peggiorata” con la nascita del loro figlio, diversi anni fa. Nel suo racconto la 40enne sottolinea di aver sempre lavorato “per riuscire a sopravvivere da sola, a badare a me stessa e a mio figlio. Il convivente si era dedicato all’alcool e lì si rifugiava con gli amici credendo di risolvere qualsiasi problema”.
La svolta per lei è arrivata circa due anni fa, quando il figlio, ormai adolescente, le chiede perdono. “‘Perdonami mamma perchè so che sei rimasta con papà così violento solo per me, per farmi comunque crescere con un padre’. Queste parole – spiega Maria – hanno rappresentato il campanello d’allarme, ma anche la svolta”. Lo stesso figlio avrebbe difeso più volte la madre davanti alle violenze del padre.
La donna dopo aver denunciato l’uomo avrebbe subito minacce, anche di morte e offese da parte dell’uomo, fino al provvedimento del divieto di avvicinamento e allontanamento da parte dell’autorità giudiziaria. Ora attende che la giustizia faccia il suo corso. “Abbiate coraggio. Denunciate”, conclude la 40enne rivolgendosi alle altre donne che vivono situazioni drammatiche. Daniela Gentile legale del centro antiviolenza, che ha seguito fin dall’inizio Maria, sottolinea come “sia fondamentale una decisa azione di prevenzione fin dalle scuole elementari. Bisogna lavorare fin dalla piccola età per una corretta ed adeguata formazione”.