Il “sogno pianificato” è cominciato a ottobre del 2023, quando con una telefonata Julio Velasco ha annunciato la convocazione olimpica. “Ero sconcertata, non me l’aspettavo: avevo contattato Julio per alcune informazioni su un corso e lui mi ha consigliato vivamente di seguirlo, perché ero stata scelta nel suo staff”. Maira Di Vagno, però, quel sogno l’ha realizzato con la fermezza e la determinazione di chi sa costruire il suo posto nel mondo. “Andare alle Olimpiadi da atleta era il mio desiderio sin da bambina: quando poi ho capito che non ci sarei riuscita mi sono data l’obiettivo di arrivare a Parigi da fisioterapista”. Ed eccola qua, con la sua medaglia d’oro, a rappresentare un pezzo di Puglia e di Bari nello storico podio del volley femminile.
Trent’anni, originaria di Conversano, Maira Di Vagno dopo la laurea in Fisioterapia ha lavorato a Latina, per poi rientrare in Puglia e seguire la ‘Materdomini’ di Castellana e la ‘Fenix’ di Monopoli in serie C. “La convocazione di Velasco è arrivata inaspettata, ero frastornata, sconcertata – racconta Maira a Telebari, mentre torna nella sua amata Conversano per qualche giorno di riposo – Ho cominciato col settore giovanile e una semplice sostituzione, poi l’incredibile chiamata di Julio per passare ai seniores”. Da aprile è salpato il lungo viaggio da Milano alla volta di Turchia, Cina, Giappone, Thailandia. “Purtroppo abbiamo avuto alcuni infortuni prima di partire per le Olimpiadi, che ci hanno spiazzati ma senza mai farci perdere la bussola – confessa – E’ stato un lungo e impegnativo percorso, pieno di cose belle. Ci sono stati anche gli imprevisti, ma lo staff sanitario è risultato sempre compatto e perfettamente agganciato allo staff tecnico, e proprio questo ha dato una marcia in più”.
Maira fa parte della squadra degli “invisibili” – così li definisce – “che lavorano dietro le quinte” e sono spesso sottovalutati. La medaglia d’oro è quindi anche dello staff sanitario, “perché noi abbiamo tanti contatti con le ragazze, viviamo i loro stati d’animo e le loro vulnerabilità, rivestiamo un ruolo fondamentale per il loro stato di salute e psicologico, siamo ascolto e conforto – sorride – Il nostro ruolo è fondamentale, anche nella mediazione con lo staff tecnico, per mantenere ordine ed equilibrio, ed è spesso sottovalutato”. L’obiettivo Olimpiadi era ben chiaro sin dall’infanzia. “Sognavo da piccola di partecipare come atleta, ho giocato a pallavolo per più di 15 anni fino alla serie C e D – Maira sfoglia l’album dei ricordi – Poi ho capito che non sarebbe stato possibile e ho cambiato strategia. Vi racconto un aneddoto. Il mio numero preferito è sempre stato l’8. Otto anni fa, appena entrata a Fisioterapia, ho fatto i miei calcoli matematici sulle date delle Olimpiadi e ho scritto su un bigliettino: nel 2024 andrò a Parigi“. Il fogliettino si è smarrito, ma la strada era segnata: un percorso concepito come “sogno pianificato” e non semplicemente “coronato”.
Sulla stima reciproca si fonda il rapporto con Velasco. “Lui non ti incensa ma ti fa capire che stai facendo un buon lavoro, mi inorgoglisce non poco essere stata nel suo staff”. Paola Egonu? “Dietro il personaggio c’è un’incredibile sensibilità, con tutte le atlete è nato un rapporto meraviglioso – è la soddisfazione umana di Maira – e Velasco ha voluto anche un medico donna, la mia compagna di stanza: scelta che ha contribuito a creare un meraviglioso clima di alleanze, supporto e confronto femminile”. Ora si torna a Conversano, poi qualche giorno di relax in montagna per prepararsi a una nuova stagione di progetti ambizioni, in vista – chissà – del prossimo Mondiale.