Una donna nel calcio? “Mi hanno detto che era impossibile farlo e io ho risposto facendolo”. A parlare con fierezza e un pizzico di autoironia è Valentina Porzia, avvocato sportivo e agente Fifa, che si occupa esclusivamente di diritto sportivo e doping nel calcio a livello locale e nazionale. In prima battuta le abbiamo chiesto quale sia l’atteggiamento che ha trovato nell’ambiente calcistico rispetto al suo ruolo di ‘procuratore’, da sempre rivestito da dirigenti sportivi uomini o ex calciatori. “Il calcio è ancora appannaggio del mondo maschile, ho imparato a indossare sempre i pantaloni – usa una metafora calzante e continua – Mi hanno detto che era impossibile farlo e io ho risposto facendolo”.
La sua passione per uno fra gli sport di squadra più famosi al mondo, che anima dispute accese e coloratissime al pari solo della politica, nasce quando Valentina Porzia era piccolissima, tramandata da padre a figlia. Classe ’87, a 15 anni Valentina diventa arbitro, quando tra le cronache sportive impera la figura di Pierluigi Collina. Capiamo presto che la tempra è quella di una donna appassionata e senza dubbio controcorrente. Nel suo studio nel quartiere Poggiofranco di Bari (l’altra sede è a Rimini), colpisce la presenza di un biliardino vintage (“…volevo fosse la mia scrivania poi ho pensato fosse più bello lasciarlo così”). La sua strada non è stata semplice. Valentina ha dovuto scontrarsi spesso con il pregiudizio di chi, vedendola donna in un mondo di uomini, ha pensato non fosse all’altezza. In primis i genitori di alcuni ragazzi: nei primi anni del suo lavoro, per superare questo step, si è fatta supportare da figure professionali maschili, tecnicamente preparate che conoscevano il calcio a menadito, insieme alle quali gestiva la procura di un calciatore verso una nuova società sportiva. Dopo, ci spiega, “il rapporto con le società calcistiche l’ho costruito man mano, attraverso competenza della materia, professionalità e fiducia reciproca”.
Ci racconta che nel periodo Covid le restrizioni hanno messo in ginocchio mondo del calcio, bloccato per mesi. Nel mezzo anche i convitti legati ai club sportivi hanno dovuto restringere il campo di movimento e acquisti. Ciò le ha permesso di studiare soluzioni per quei ragazzi che, lontano da casa, hanno dovuto e potuto continuare la loro professione senza infrangere la legge del momento, al contempo rassicurando le famiglie su ogni aspetto. Infine chiediamo a Valentina se il calcio tra i nuovi talenti scrutati, sia cambiato: “Tra i miei assistiti – ci dice – ci sono ragazzi stranieri che vedono nel calcio ancora una possibilità di riscatto, un modo per cambiare la loro vita e quella della propria famiglia. Tra gli italiani, invece, c’è l’idea di acquisire uno status symbol, atteggiamento direttamente collegato ai social, alla visibilità e solo in un secondo momento ai soldi che si fanno. Questo dipende direttamente dalle categorie. Se giochi per serie A, B è un conto, scendendo di classe devi iniziare a pensare cosa fare oltre al calciatore, perché i guadagni sono marginali”. Infine però ci rincuora affermando che il territorio pugliese presenta buone promesse su cui poter investire, il problema restano le risorse scarse di strutture non adeguate che non permettono una crescita alla pari.
L’ avvocato procuratore Valentina Porzia ha creato un’accademia gratuita, in cui vengono organizzate lezioni individuali, stage di perfezionamento tecnico presenti sia su Bari sia su Milano. Al suo attivo, ricordiamo che è autrice di numerosi articoli su riviste giuridiche, quali a titolo esemplificativo ma non esaustivo: la Rivista di diritto sportivo del CONI e Sport Law del Cheak Yearn. Ha pubblicato il suo primo libro “L’agente Sportivo” e successivamente “Non solo calcio” con Service4media editore. Partecipa frequentemente, in qualità di relatore, a convegni di caratura internazionale e nazionale. Senza dubbio degna di nota è la sua presenza, ormai consolidata nel tempo, presso i lavori dello IASL- International Association Sport Law.