Un mare di fango e detriti, scheletri di case, mobili, finestre, auto distrutte, peluche, ricordi di una vita agli argini delle strade, tutti accatastati come fossero bancali nel retro di un mercato di periferia. Questo lo scenario catastrofico emerso nella foto che ritrae Alessandro Girardi, barese e guida turistica a Valencia da ormai 26 anni, arrivato ad Algemesí, a sud del capoluogo di provincia, per cercare di ripulire i danni provocati dall’alluvione che ha devastato dal 29 ottobre la Spagna Orientale, colpendo circa 60mila persone. Nell’istantanea che ci arriva in redazione spuntano i due occhi del 54enne sotto una mascherina sporca, dispositivo di protezione indossato da residenti e volontari per evitare di respirare i virus che potrebbero derivare dall’acqua stagnante. “Sono 70 i comuni devastati dalle inondazioni provocate da precipitazioni torrenziali dovute al Dana (il nome dato in Spagna al fenomeno della “goccia fredda”) – racconta Alessandro a Telebari –. È passata una settimana e in queste aree si contano oltre 200 morti, 120mila sfollati e si cercano ancora 1900 dispersi, combattendo con lo spettro di focolai epidemici per via dei paesi ridotti a pantani in precarissime condizioni igienico-sanitarie”.
L’uomo ci spiega di essersi recato in questi ultimi giorni in veste di volontario in diverse zone alluvionate, ma di aver continuato a guidare in visita i turisti rimasti a Valencia, città in realtà in cui non si sono registrate situazioni drammatiche e tornata alla normalità nel giro di pochissimo tempo. “Sono arrivato il 4 novembre ad Algemesí, una delle frazioni più segnate dall’alluvione, per dare una mano e aiutare a ripulire le strade, piene di mobili, elettrodomestici, pezzi di abitazioni crollate e centinaia di auto distrutte. C’erano già alcune vie liberate dai detriti, grazie all’intervento dei militari, della protezione civile, delle forze dell’ordine e dei tantissimi volontari arrivati da ogni angolo della Spagna. Voglio dire, però, che i media internazionali stanno dando una comunicazione inesatta, facendo pensare che la città di Valencia sia stata colpita da queste apocalittiche perturbazioni, quando, invece, qui è sempre stato tutto tranquillo, il disastro è avvenuto nell’area metropolitana e sulle autostrade che portano a Madrid, dove si sono registrati crolli a causa delle piogge e dei tornadi”. “Valencia – continua Alessandro – fu inondata nel 1957, tempi in cui c’era Franco, e da quel momento fu munita di un canale in grado di raccogliere 5mila metri cubi d’acqua al secondo, per contenere le esondazioni dei fiumi vicini: questo sistema ci ha permesso di non avere problemi. Nel giro di due giorni anche in aeroporto la situazione è tornata alla normalità; resta in bilico il trasporto pubblico, a causa delle metropolitane chiuse al momento, ma pare che già 7 linee su 10 torneranno in funzione nei prossimi giorni. Martedì 5 novembre ho portato in giro diversi gruppi di turisti, pur essendocene molti meno del solito per via dell’emergenza meteorologica. Basti pensare che in questo periodo avrebbe dovuto tenersi qui il MotoGp, ma è ovviamente saltato, portando all’annullamento delle prenotazioni e di conseguenza all’arrivo di 100mila persone in meno del previsto”.
Il 54enne barese, da oltre un decennio nel campo del turismo spagnolo, si spende in consigli per i viaggiatori e coloro che avrebbero voglia di recarsi a Valencia in questo periodo, magari anche stuzzicati dai costi super convenienti, considerevolmente scesi proprio a causa dell’alluvione. “Qui va tutto bene, la città è splendida e si può raggiungere senza alcun disagio. Invito chi ha già programmato un viaggio da Bari a Valencia, magari per venire a trovare figli in Erasmus o parenti, a salire sull’aereo già prenotato e non rinunciare alla visita. Ben diverso è per chi non ha ancora organizzato nulla ed è solo invogliato dai pacchetti low cost: io sono del parere che sarebbe meglio muoversi tra una decina di giorni o i primi di dicembre per trovare la ‘Valencia ideale’ e soprattutto un’atmosfera meno carica di angoscia. Anche perché gli abitanti al momento, compresi i 10mila italiani residenti qui, sono tutti impegnati come me e mia moglie ad aiutare le città limitrofe, le popolazioni dell’hinterland che hanno perso il lavoro, la casa, i beni di prima necessità e non hanno l’acqua potabile. L’umore non è dei migliori, ma ci rimboccheremo le macchine e anche grazie agli aiuti economici pubblici torneremo più forti di prima”.
Alessandro pensa al domani, quando questa sofferenza sarà spazzata via insieme al fango, eppure il ricordo di quel 29 ottobre 2024 è sempre dietro l’angolo. “Quando c’è stata l’alluvione io ero in visita a Valencia con due bus di turisti che venivano dall’Italia, 100 persone. Sapevo che ci sarebbe potuto essere maltempo nelle ore successive e per questo ho avvisato la tour leader di evitare l’autostrada A3 per arrivare a Madrid, rimasta poi bloccata, motivo per cui hanno poi scelto di percorrere l’A7. I viaggiatori si sono salvati per miracolo, ritrovandosi sulla strada alternativa dinanzi a dei camion rovesciati, buttati giù solo qualche ora prima da un tornado. Dopo due ore dal loro passaggio su quella stessa strada è anche crollato un ponte. Gli italiani sono ora a casa, sani e salvi, ma queste situazioni ti segnano per sempre, facendoti capire quanto la vita sia davvero un insieme di casualità. Le persone qui sono esauste, con tanta buona volontà, ma con la sofferenza negli occhi. Contenti di essere vivi, ma senza più nulla. C’è gente ad Algemesí che non ha più macchine funzionanti, così come in gran parte delle zone sommerse dall’acqua”.
La prossima settimana Alessandro tornerà a Bari, a dimostrazione del fatto che i collegamenti con l’Italia sono perfettamente funzionanti. “Spero solo che non vengano cancellati i voli a causa della mancanza di passeggeri – asserisce – , perché spesso agiscono così le compagnie low cost”. Il 54enne vive a Valencia dal 1998, ha fatto molti lavori: dal ristoratore all’attore in alcune serie tv e spettacoli teatrali. Alessandro è guida turistica nella penisola iberica da 12 anni, ma resta legatissimo a Bari, dove ha famiglia e amici. “Seguo ciò che accade nel capoluogo pugliese, ma non ci tornerei, perché Valencia è 20 anni avanti per trasporti pubblici, sicurezza e tanto altro. Ogni volta che torno nel capoluogo pugliese lo vedo migliorato, ma mi rammarica il fatto che continuino a costruire palazzi, a discapito delle zone verdi che sono necessarie per salvare le città da eventuali disastri dovuti alla crisi climatica in corso”. E il suo appello suona ancora più urgente anche alla luce dell’allarme lanciato da Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale, in merito al rischio inondazioni anche nel Barese, motivo per cui bisognerebbe ricalcolare il pericolo e aggiornare il piano di prevenzione degli eventi estremi. Va ricordato che il capoluogo è stato già colpito da gravi alluvioni in passato, con quattro eventi significativi dal 1900 a oggi: febbraio 1905, settembre 1915, novembre 1926 e l’ultima nell’ottobre 2005. “Bisognerebbe tenere sempre puliti i due canaloni a Bari – dice Alessandro da profano, ma sicuramente con l’animo di chi ama la città e sa guardarla anche con la giusta distanza –. Noi in provincia di Valencia stiamo vivendo l’inferno e posso dire ai cittadini che l’unica cosa da fare in una situazione del genere è non scendere in strada, non cercare di spostare la macchina, ‘starsi alle case’, come si dice a Bari, e raggiungere i piani alti”.