Dal 1981 ogni 3 dicembre si celebra la Giornata Mondiale per i Diritti delle Persone con Disabilità. Difficile, delicato, divisorio: un tema che ognuno affronta con sensibilità diversa. Un tema che coinvolge tutti direttamente e indirettamente, famiglie, bambini, adulti, ragazzi, donne, uomini. Tutti. Persone. Un tema che Federica D’Alessandro, giovane barese classe 1994, affronta giornalmente: una sedia a rotelle la rende, nel bene e nel male, visibile a sguardi che le dedicano attenzione e indagine, cura e soggezione. Una sedia a rotelle a cui è saldamente ‘legata’. Legata, ovvero non ‘costretta’, ma ‘congiunta’. Lei, Federica (attrice, scrittrice e studentessa), ha pubblicato sui suoi profili social un suo testo, ‘Ode alle due ruote o La caduta che rifarei mille volte ancora’. Un ringraziamento. Paradossale? Forse, ma solo per una mente non acconcia. “Ho scritto questo testo qualche anno fa, nel dicembre del 2019 proprio in occasione della Giornata dedicata alla disabilità. Muove dall’intimo desiderio di provare a trasformare i confini, imposti e costruiti, in soglie – commenta Federica ai nostri microfoni – Nasce da un’esigenza di confronto con le ruote e con tutte le parti che compongono la carrozzina che mi ospita e mi accompagna, da sempre. Un ringraziamento a un oggetto che, costantemente, svela e insegna un tempo benevolo e dilatato. È anche un promemoria per me utile a evitare di abusare della sua presenza, in ogni modo possibile, fisico o morale che sia. Nel 2019, tuttavia, era anche un dolce indugio nel ricordo, in attesa. Oggi, quella preghiera è stata, per mia fortuna ascoltata e colmata. È diventata una preghiera di perfezione, per cui mai smetto di ringraziare”.
Di seguito, vi lasciamo il testo completo di Federica:
ODE ALLE DUE RUOTE o LA CADUTA CHE RIFAREI MILLE VOLTE ANCORA
Ode alle ruote, che hanno saputo slittare.
Hanno saputo sfruttare la pendenza del terreno, per non eludere la caduta.
Ode alle ruote, che hanno saputo aderire al suolo, quando io proprio non ne volevo sapere.
Hanno ammesso il cambio di direzione, in ultima istanza.
Ode alle ruote anche quando, invece, quel mutamento improvviso non lo hanno tollerato.
Ode alle ruote, dunque, che mi hanno spronato a gioire. A loro, che hanno saputo attutire il carico di un peso, fisico e non.
Ode alle ruote, anche quando quest’onere lo hanno rifiutato.
Che pareva il nocciolo della questione fosse tutto lì.
Ode alle ruote, che hanno sopportato lo sconforto.
Ode alle ruote, che hanno esaltato la vittoria.
Che l’hanno elevata a trionfo, benché strappata al quotidiano.
Ode alle ruote, che hanno taciuto per stare al gioco, se necessario.
Ode a loro, abusate. Sfruttate per il privilegio dell’incontro, per il favore del “dietro le quinte”, con un tono di voce in levare ed una spalla amica su cui contare.
Ode alle ruote, per la frenesia del ballo.
Ode alle ruote per il singulto. Il singhiozzo del pianto, che hanno saputo ascoltare.
Ode alle ruote, che hanno saputo placare.
L’ansia e l’impazienza.
Ode alle ruote, anche quando non lo hanno fatto.
Ode alle ruote, che si sono defilate.
Perché era giusto che quel rimprovero, quel grido, me lo beccassi io.
Ode alle ruote, bagnate, che sono arrivate.
Ode a loro che non ce l’hanno fatta, o non hanno voluto.
Ode alle ruote, che “piano, PIANO!” sanno quando significhi “veloce, VELOCE!” e viceversa.
Ode alle due, anche quando impongono un altro ritmo.
Ode a loro che mi porteranno, anche quando sarò lì dove voglio.
Ode a loro,che già sanno Se quel traguardo possa davvero essere alla mia portata, o meno.
Ode alle ruote, che sono presenza discreta in caso di elogio. Che quel messaggio non lo hanno cercato, il merito è altrove.
Ode alle ruote, quando giustificano la mia pigrizia.
Ode alle due, che mi tutelano, complici.
Ode alle ruote, anche quando sono motivo di rinuncia.
Ode alla loro attenzione al silenzio.
Ode alle ruote, che mi esortano alla premura. Alla cura del dettaglio.
Ode a loro, che mi risparmiano la predica, quando me ne infischio.
Ode a loro, che sanno bastare a se stesse, e mi insegnano la bellezza della passione coltivata.
Ode alle ruote, che sanno che non sono mai sola, anche quando subentra la distanza.
Ode a loro, che sono gonfie, ma anche sgonfie.
Che sanno che la pienezza può anche non vedersi, ed esserci. Ma può anche vedersi e non esserci.
Ode alle ruote, che mi inducono a ricucire, ritrovare, chiarire chè, in fondo, era quello che volevo.
Ode a loro, anche quando tacciono, ché non sono ancora pronta, forse non lo sarò mai.
Ode alle ruote, che hanno la pazienza che a me manca.
Ode a loro, anche quando sono d’accordo con me.
Ode alle ruote quando vengono inglobate nell’abbraccio.
Ode a loro quando si fanno in disparte, mandano avanti me.
Ode alle due, quando posso rimandare l’incombenza, perché ci sono.
Ode a loro, quando fingono di non esserci.
Ode quando ci sono davvero.
Ode alle ruote quando “la prima fila a Teatro, al Cinema, ai musei”.
Ode quando la fila la fanno saltare.
Ode a loro, che mi insegnano che non sempre è corretto.
Che la fretta è fretta, ma posso anche aspettare.
Ode a loro, che non hanno sopportato quell’offesa.
Ode alle ruote, che forse la prospettiva può essere diversa, a distanza di anni.
Ode a loro, che mi fanno tornare sui miei passi.
Ode alle ruote perché “Gesù, a voi vi vuole proprio male!” ma anche “Però, secondo me, se ti impegni puoi camminare!” (Che altro pretendere dalla vita?!)
Ode alle ruote, che c’erano quando ho perso la pazienza, io per difendere loro.
Ode a loro, quando: “Guarda, puoi fare anche senza di noi!” ma anche quando “Guarda, puoi fare anche con noi!”
Ode alle ruote, per quel limite che hanno evitato, all’esterno.
Ma anche per quello che hanno estirpato, dall’interno.
Ode alle ruote, quando proprio non c’entrano con il limite.
Ode alle ruote, che mi hanno insegnato a distinguere l’imbarazzo dal pudore, a seconda dei momenti.
Ode alle ruote, che a volte mi impongono una scelta, altre, mi insegnano a domandare.
Ode a loro, per quella caduta sul bianco delle chianche, in una sera d’estate, senza che nessuno si facesse male.
È stata una delle più belle cadute della mia vita”.