Un presepe mastodontico in una casa-museo di Sammichele di Bari pervasa di rappresentazioni della Natività. La bellezza nella bellezza. È la casa di Franco e Lucia che ospitano nel proprio soggiorno il mistero della fede cristiana. Un attaccamento forte verso la tradizione del presepio fatto in casa beninteso come tempo rievocativo di Natali passati, tra ricordi di lontane cene di vigilia e deposizioni del bambin Gesù per mano del più giovane presente al banchetto. È puranche simbolo, per i coniugi Spinelli, di condivisione e comunione famigliare, espressione di gioia e amore. È la trasfigurazione di Dio che si fa uomo e accoglie, la richiesta universale di nascere nel cuore. Un vero rituale, sacro e di inestimabile devozione, che si ripete dal lontano 1988. Fedele al principio nella morfologia e nello stile del paesaggio per cui sono investiti circa 25 metri quadrati, il presepe vive di ambientazioni e composizioni dei luoghi che variano nel tempo. Particolarmente suggestivo alla vista, è abitato da oltre 600 figuranti più un centinaio di animali, un numero destinato a salire in quanto Lucia non si lascia sfuggire l’occasione di acquistarne sempre di nuovi e di diversi. Per la struttura-base sono utilizzati tavoli, sedie e mobili, in passato anche una macchina da cucire e dei robusti scaffali. Dapprima la realizzazione del piano con cartoni sagomati e l’intelaiatura della struttura portante, poi la progettazione e il rivestimento del paesaggio, in ultimo l’applicazione dei protagonisti. Un processo ampio e complesso, frutto altresì di creatività e fantasia, è l’istallazione di questa vera e propria opera d’arte, e di spiritualità, che richiede più settimane di lavoro, e dunque già da novembre si aprono i ‘cantieri’ per allestire il presepio che, volutamente, resta intatto fino al 2 febbraio, giorno della Candelora.
Un presepe atemporale e cosmopolita. Difatti, nella rappresentazione alcuni ‘abitanti’ vestono costumi originali dell’epoca, altri sono mutilati e mangiati dagli anni. Non mancano le statuine che raccontano gli antichi mestieri come falegnami e tessitrici, talune rievocano passaggi biblici come la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, l’Annunciazione dell’Angelo, il sacrificio di Isacco. Diversi personaggi provengono da angoli di mondo che amici acquistano durante le vacanze e portano in dono ai coniugi, come souvenir: ad esempio, la pescheria, di scuola napoletana, comprata dalla merceria di Maria, il ramaio e lo scarparo da Lecce, l’israeliano che abbraccia il palestinese da Oman, il portatore di pani dal Cairo, la venditrice di erbe e il musicista che suona il sitar reperiti da altri Paesi orientali.
Un popolo in cammino nella curiosità di conoscere il neonato. Una magnificenza che non si esaurisce nella vastità delle statue, alcune realizzate a mano, in terracotta e creta, altre stampini industriali in resina. Alla quantità, giammai eccessiva per Lucia, s’appaia la qualità voluta e ricercata da Franco: il fascino delle grotte, la vegetazione di palme e pini, i corsi d’acqua, l’incanto dei vialetti in ghiaia, il profumo del muschio naturale della foresta Mercadante, il gioco di duemila luci. Un presepio incartato tra tanti presepi, più di cinquecento, quali modelli calati in contestualizzazioni planetarie dissimili dalla nostra immagine tradizionale: dalla Natività peruviana a quella giapponese, dall’olandese alla messicana. Non mancano le rappresentazioni artigianali di Lucia: dalla Capanna a tema Covid realizzata con delle mascherine a quella in lattina, il mistero racchiuso in scatole di uova o raccontato con delle noccioline. Tra le altre, una riproduzione integrale attraverso le diverse tipologie di pasta di un noto marchio locale, il presepe incastonato in un vecchio televisore e quello in versione matrioska. Per i coniugi Spinelli la Natività è dunque oggetto di culto e di cultura. Oltre all’elemento estetico, ciò che di più profondo ha in sé il presepe è il significato: «Per noi il presepio fatto in casa, indipendentemente dai materiali, dalle tecniche o dalle dimensioni ha sempre il suo grande valore in quanto rappresenta uno stimolo e quasi un invito a ritrovare il senso del vero Natale – sottolinea Franco -. Auspicando che, in un mondo così materialistico, accanto ai tradizionali scambi di auguri, visite e doni, luminarie ed addobbi, ci sia posto per un rinnovamento e un risveglio della nostra fede attraverso la riscoperta del vero significato del presepio: l’adorazione di Gesù nelle dolci sembianze del Bimbo nella mangiatoia».