Un servizio di “vigilanza attiva”, con i carabinieri come angeli custodi nel percorso da casa a lavoro, intorno al municipio, durante tutti gli spostamenti. “Resta inteso che se voglio andare a mangiare una pizza con la mia famiglia, devo avvisare”, confessa Gianluca Vurchio, giovane sindaco di Cellamare, che da un mese e mezzo si muove sempre seguito dai carabinieri. Non si tratta di una vera e propria scorta, ma del gradino precedente. “La scorta è un servizio h 24 – spiega Vurchio – Io, invece, ero oggetto già da tempo di vigilanza generica, con il passaggio delle forze dell’ordine continuo dai luoghi che frequento: casa, lavoro e municipio”. La Prefettura, però, ha ora disposto l’attivazione dello step successivo, la “vigilanza dinamica attiva”: gli agenti, dunque, in qualsiasi momento della giornata seguono gli spostamenti del primo cittadino, soprattutto tra l’abitazione privata e il lavoro.
Il provvedimento si è reso necessario dopo minacce e intimidazioni, iniziate nel dicembre 2019, con una lettera minatoria indirizzata a Vurchio. Nel gennaio 2020 un ordigno distrusse poi gli spogliatoi dei nuovi campi di calcio comunali e nei mesi successivi ci sarebbero stati altri episodi intimidatori, sui quali sono in corso indagini per identificare i responsabili. In alcune circostanze, fino al dicembre 2021, sempre in orario serale e quando il sindaco andava alla postazione del 118 dove lavora, sarebbe stato seguito e minacciato, anche con mezzi poi risultati rubati. Vurchio, infatti, è un operatore del 118 della postazione di Casamassima. “Non mi sono mai messo in aspettativa, perché l’emolumento dei sindaci dei piccoli comuni non lo consente – racconta il primo cittadino, eletto nelle fila del Partito democratico e in carica fino al 2024 – Io, per esempio, posso contare su un rimborso di 650 euro al mese”.
Trentasei anni, moglie e due figli piccoli, Vurchio ha indossato la fascia tricolore e la divisa del soccorritore del 118 anche nei giorni duri del lockdown Covid. “Fare il sindaco di un piccolo Comune non è facile, ma non mi lascio intimidire o scoraggiare – ripete oggi – Amministrare la cosa pubblica è complicato, a maggior ragione in pandemia. Per seimila abitanti ho a disposizione appena 15 dipendenti, senza staff o segreteria particolare, e quindi sono spesso costretto a fare il lavoro dell’impiegato”. In un contesto già difficile, le intimidazioni possono scoraggiare anche i più motivati. “Ammetto che mai avrei pensato nella mia vita di trovarmi in una situazione così – confessa Vurchio – ma ho fiducia nelle indagini e ho il sostegno della mia famiglia e di mia moglie, che cerca di farmi vivere questi momenti serenamente, nonostante sia inevitabilmente scossa”. L’appello di Vurchio è alle persone “per bene”. “La mia missione non sarà fermata, la mia azione politico amministrativa non subirà alcun rallentamento”, assicura.