“Con l’arrivo della pandemia abbiamo subito un notevole decremento degli incassi giornalieri. Con relative perdite d’esercizio. Abbiamo cercato di ottenere una riduzione dei canoni di locazione, ma non c’è stata concessa. Autonomamente, allora, abbiamo cominciato a versare una somma ridotta rispetto a quella del canone stabilito. In due anni, di fatto, il 12% in meno. E a causa di questo abbiamo ricevuto uno sfratto per morosità, con la conseguente consegna dell’immobile all’ufficiale giudiziario”. A parlare è Raffaele De Pasquale del panificio Santa Fara. Il titolare dell’attività spiega così i motivi della chiusura definitiva della sede di via Modugno che, ormai dallo scorso 8 marzo, mostra ai propri clienti le saracinesche del negozio abbassate.
“Dodici anni fa, in controtendenza alla mentalità del tempo che ricercava il posto fisso, per mio figlio ho investito su quello che sapevo e so fare bene: il pane buono – spiega Raffaele -. Ho stipulato due contratti di locazione per aver un ambiente idoneo e all’avanguardia, aderendo a tutte le norme di igiene e sicurezza. La differenza di vedute sui costi dell’affitto, alla luce di quanto ha portato in dote il Covid in questi due anni, riguarda i locali del laboratorio”. Che hanno un proprietario diverso agli spazi del negozio, ma ovviamente una cosa non può prescindere dall’altra. E così, dopo 12 anni, il panificio Santa Fara di via Modugno chiude i battenti.
“Abbiamo smontato tutte le attrezzature e le abbiamo messe in un deposito – spiega ancora Raffaele -. Ci guardiamo intorno, ma per il momento continueremo a lavorare solo nella nostra storica sede di Poggiofranco”. Quella in viale Papa Pio XII, che quest’anno festeggia 60 anni d’attività. Resta l’amarezza per la chiusura della sede ‘più giovane’. “Con il proprietario del laboratorio avevamo anche trovato un accordo – racconta Raffaele -. Il giorno dopo, però, eravamo di nuovo al punto di partenza. La proprietà privata è sacra, per carità. Però la realtà è che il Covid ha cambiato tutto, ma purtroppo c’è chi non lo capisce. Pazienza. In 12 anni abbiamo investito circa 500mila euro, c’è delusione e rabbia. Ma a quelle cifre non potevamo andare avanti”.