Uno studio dei ricercatori dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce (Cnr-Nanotec) ha messo a punto una nuova piattaforma per replicare, in modo non invasivo e accurato, l’ecosistema metabolico cellulare che sostiene lo sviluppo dei tumori, in particolare quello del pancreas.
Questa piattaforma consentirà di individuare i più efficaci trattamenti farmacologici per contrastare l’insorgenza e lo sviluppo di tali malattie. Lo studio è pubblicato sulla rivista ACS Nano. Ne dà notizia Istituto tumori ‘Giovanni Paolo II’ Ircss di Bari che ha collaborato alla ricerca insieme con l’Instituto Biofisika (Spagna), la Fondazione Ikerbasque (Spagna), l’Istituto Italiano per la Medicina Genomica – IIGM – ente strumentale della Fondazione Compagnia di San Paolo, il Politecnico di Torino, l’Università del Salento (Lecce).
“Siamo riusciti a creare – spiega Loretta del Mercato, del Cnr-Nanotecnologie – un microambiente simile a quello naturale per lo sviluppo delle cellule tumorali, realizzando membrane nanofibrose contenenti sensori ottici che simulano la struttura della matrice extracellulare, la parte dei tessuti nei quali non sono presenti cellule. Queste membrane permettono di ricostruire, con un’elevata risoluzione spaziale e temporale, i flussi di protoni e le reti di scambio tra cellule all’interno di una popolazione cellulare eterogenea: le differenze tra singole cellule, infatti, influenzano fortemente il comportamento collettivo dei sistemi biologici e, di conseguenza, possono inficiare l’efficacia dei trattamenti medici”.
“La scelta del modello di studio, il tumore del pancreas – precisa Amalia Azzariti dell’Istituto Tumori Bari – è da considerarsi strategica perché questa patologia rientra tra i tumori big killer ed è particolarmente resistente ai trattamenti farmacologici”. “È importante notare – continua Andrea De Martino del Politecnico di Torino – che in questo ecosistema le cellule tumorali e non tumorali possono scambiarsi i ruoli, in contrasto con l’idea diffusa che le tumorali operino soprattutto come donatrici di acido lattico e non come accettori, ovvero come cellule che lo accolgono”.