Nuova bufera giudiziaria su Bari e sulla sua provincia. Alessandro Cataldo, marito di Anita Maurodinoia, e il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, sono finiti ai domiciliari (insieme ad altre persone) oggi nell’ambito di una inchiesta della Procura di Bari nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di diversi indagati coinvolti, a vario titolo, in un’associazione finalizzata alla “corruzione elettorale”, attraverso un meccanismo illecito, con riferimento alle elezioni amministrative del 2020 nel comune di Grumo Appula e del 2021 nel comune di Triggiano. Maurodinoia, anche lei indagata nello stesso filone d’inchiesta, in mattinata ha rassegnato le dimissioni (subito accettate dal governatore Michele Emiliano): nei confronti dell’ormai ex assessore regionale ai Trasporti, dunque, ad oggi nessuna misura cautelare, ma sarebbe in corso una perquisizione da parte dei carabinieri.
Le misure cautelari emesse sono in tutto dieci. Stando a quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno in carcere è finito Nicola Lella, ex assessore e oggi consigliere comunale di Grumo. Sette gli indagati ai domiciliari: oltre a Donatelli e Cataldo, sempre secondo Gazzetta, anche Giovanni Lavacca, Alberto Leo Perrelli, Piergiorgio Andrea Perrelli, Vito Perrelli e Armando De Francesco, quest’ultimo consigliere municipale di Bari della lista “Sud al Centro”. Obbligo di dimora nel comune di Triggiano per la moglie e il figlio del sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli.
“Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip – spiegano i carabinieri in una nota – le indagini hanno consentito di disvelare un collaudato accordo illecito che, in occasione di entrambe le consultazioni elettorali, ha orientato le preferenze di voto di numerosi elettori, attraverso il pagamento di denaro ed altre utilità nei loro confronti”. Nello specifico di Triggiano, l’associazione avrebbe acquisito illecitamente voti con lo scopo della rielezione del sindaco Donatelli e di altri due consiglieri comunali, oggi non destinatari di alcuna misura cautelare. “Le preferenze sono state condizionate anche in cambio di 50 euro per voto – spiegano ancora i carabinieri – e chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione”.
“La verifica di quanto accaduto al seggio veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove vari ‘gregari’ degli organizzatori, che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate, verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto nonché, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti ‘acquistati’ dal gruppo”. Significativo, in questo senso, è stato quanto rinvenuto dai carabinieri la sera del 6 ottobre 2021 in un cassone stradale di raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari: all’interno dei cassonetti, infatti, i militari riuscirono a recuperare frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, un consistente numero fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale.
“L’indagine ha permesso inoltre di accertare che un sistema analogo era già stato applicato l’anno precedente, nel settembre 2020, durante le consultazioni svoltesi a Grumo Appula – proseguono i carabinieri -. In quel caso, il risultato da raggiungere sarebbe stata la rielezione dell’allora assessore alla Sicurezza e alla Polizia Municipale, oggi destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere. Tra i gravi indizi di colpevolezza raccolti emerge il rinvenimento di due fogli sui quali era riportato un elenco di cittadini elettori già ‘catalogati’ per cognome, nome, data di nascita, cellulare e sezione elettorale. Agli stessi doveva essere versata la somma di 50 euro, quale corrispettivo per l’avvenuto acquisto del proprio voto. In corrispondenza di più nominativi era stato già trascritto un “ok” per certificare l’avvenuto ritiro della somma pattuita”.
Le indagini, quindi, sono cominciate già tre anni fa e nel 2021 erano state effettuate le prime perquisizioni, anche in casa del sindaco Donatelli e del marito della Maurodinoia, fondatore di ‘Sud al centro‘.