“Più passano i giorni, più emergono dettagli dell’interrogatorio dell’ex consigliere regionale Olivieri e più ci rendiamo conto che quella di Antonio Decaro è stata davvero una vita spericolata. Forse sarà per questo che, partecipando a una festa di un gruppo del tifo organizzato, legato secondo gli inquirenti a un clan della criminalità organizzata, si mise a cantare una canzone di Vasco Rossi. A quanto pare, i mafiosi non li ha incontrati solo in Tribunale, come melodrammaticamente sostiene. Invece di affidare repliche che non affrontano mai il merito delle questioni a illustri parlamentari del Pd, trattati alla stregua di suoi “ragazzi di bottega”, si confronti con me in un pubblico dibattito. Sarebbe interessante sapere quanto e come si sia distratto nel momento in cui quasi tutte le municipalizzate del suo Comune venivano infiltrate dalla mafia”. Lo dichiara in una nota il deputato della Lega, Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia della Camera.
“Non meno istruttivo conoscere il motivo per cui non va a querelare il pentito, ritenuto attendibile su tutto il resto, che lo accusa di avere incontrato il congiunto di un noto boss. Per non parlare poi – aggiunge – della curiosa narrazione favolistica secondo la quale, in presenza di un patto per indebolire il centrodestra e favorire il candidato sindaco del centrosinistra, proprio quest’ultimo, l’utilizzatore finale Antonio Decaro, non ne fosse a conoscenza. E’ vero, l’ingegnere santificato gode di un largo consenso, ma questo è un motivo in più per rispondere nel dettaglio e non in modo generico di pericolose ombre che potrebbero offuscare tanta fede apparentemente incrollabile”. “Senza dimenticare – conclude – che la storia è piena di plebisciti costruiti sull’errore o sull’orrore. E che in democrazia non esistono intoccabili. Specie se fanno una vita spericolata”.