Piccole sale, di prossimità, dove vedere un film, certamente, ma entrare in contatto con gli altri, discutere, animare il dopo proiezione. I cinema di quartiere sono ormai pochissimi a Bari e per loro si tratta di una vera e propria lotta di resistenza di fronte ai grandi e moderni multisala. Una lotta impari da un certo punto di vista ma una battaglia che le sale di prossimità vincono se si parla di comunità e umanità. E a volte resistono anche alla crisi. Se infatti anche le grandi strutture hanno dovuto chiudere, come il Ciaky di Palese, le piccole sale lottano strenuamente per mandare avanti un’attività che è prima di tutto amore e passione per il cinema.
E se nel mondo contemporaneo sono gli utenti ad adattarsi alle regole delle multisala, sono invece le sale di quartiere ad ascoltare e venire incontro agli appassionati con iniziative dedicate e costruendo relazioni.
Giuseppe Fraccalvieri gestisce il cinema Splendor a Bari e cerca di portare avanti la sua passione per restituirla agli utenti con una sala di qualità. Perché oggi, come un tempo, il cinema è a tutti gli effetti uno spazio sociale e come tale va riconosciuto. E per questo, sottolinea “ha bisogno che determinate forme di sostegno all’attività diventino permanenti e continuative per poter sopravvivere e programmare”. Nel suo cinema, infatti, il prezzo del biglietto è rimasto sostanzialmente invariato dal passaggio della lira all’euro, “in forza di convenzioni e scontistica attraverso le quali si tenta di favorire la formazione di nuovo pubblico da un lato e il consolidamento di quello esistente dall’altro, a dispetto di costi d’esercizio diventati esorbitanti negli ultimi vent’anni. E’ una forma di resistenza sempre più impegnativa e gravosa e che rischierebbe di rimanere fine a se stessa se Enti locali, Ministero, Comunità Europea non sistematizzano aiuti e programmi che permettano non solo di continuare ma soprattutto di poter pianificare questo tipo di attività storica”.