Un lungo post su Facebook per spiegare ai cittadini baresi che la lotta al Coronavirus non finirà di certo il 4 maggio. E che anche nella cosiddetta fase due occorrevano responsabilità e spirito di sacrificio, perché ripartire sarà di gran lunga più difficile che fermarsi e assai più rischioso. Il sindaco di Bari Antonio Decaro non usa giri di parole e va dritto al punto.
Ecco il testo del suo messaggio:
“In questi giorni tutti parliamo della cosiddetta Fase 2. Torneremo ad uscire? Riaprirà il bar sotto casa? Si potrà andare al mare o a giocare nei parchi?
Questo ancora non è ben chiaro a nessuno.
Il Governo anche ieri, nella cabina di regia a cui ho partecipato, ha confermato che dal 4 maggio alcune restrizioni saranno eliminate. Di questo stiamo tutti comprensibilmente gioendo ma io che sono sempre stato sincero con voi, quando sono scontento, quando mi commuovo o quando mi arrabbio, non posso nascondervi la mia preoccupazione.
Si ripartirà dai settori della manifattura e delle costruzioni. Noi sindaci abbiamo chiesto al governo linee guida nazionali, per aziende e cantieri, sulle distanze, sull’utilizzo di guanti, mascherine, termoscanner e test sierologici. Linee guida che saranno ancora più importanti quando riapriranno le altre attività come i negozi, i bar e i ristoranti. Si useranno i guanti o il gel igienizzante all’ingresso delle attività? Le mascherine saranno obbligatorie? E ci sono per tutti? Il caffè si potrà consumare seduti al tavolino o solo al bancone? Nella tazzina in ceramica o in quella monouso? Quante persone potranno salire sui bus? In spiaggia basterà stare distanti? E nella spiaggia libera dobbiamo controllare gli accessi?
Queste sono le indicazioni che devono arrivare attraverso le valutazioni delle autorità sanitarie nazionali.
Mentre decidiamo cosa aprire dobbiamo porci il problema di come aprire.
Altrimenti ci ritroveremo in meno di due settimane nuovamente in piena emergenza sanitaria costretti a chiudere di nuovo aziende e cantieri. E questo non ce lo possiamo permettere.
In questi giorni le città, in alcune ore, sembrano essersi rimesse in moto e i controlli delle forze dell’ordine non bastano a coprire tutto il territorio cittadino. Automobili in circolazione, persone per strada, mercati affollati. Sembra che niente sia successo e che quel 4 maggio questo infido virus di colpo scomparirà.
Cosí purtroppo non è e non sarà e nonostante la legittima voglia di ognuno di noi di tornare alla vita di tutti i giorni, questo non sarà possibile. Non sarà possibile il 4 maggio, né il 4 giugno, né il 4 luglio e per parecchio tempo ancora. Perché il contagio non si fermerà fino a quando non ci sarà un vaccino. Perché il contagio non si fermerà se non saremo prudenti, se non proteggeremo noi stessi e gli altri.
Perché la ricaduta, come diceva mia nonna, può essere più amara della malattia. E anche se forse non siete abituati a leggere fino in fondo i messaggi sui social network, soprattutto se lunghi come questo, io spero lo stiate facendo. Perché vorrei che insieme a me vi preoccupaste per la nostra città. Perché vorrei che foste più cauti e anche se abbiamo tutti voglia di tornare alla nostra vita normale vi chiedo di stringere i denti, di non uscire da casa se non è necessario, anche se fuori c’è il sole, vi chiedo di rinunciare ad un pezzo di libertà adesso per tornare a vivere più forti dopo.
Parlare oggi di ciò che ci aspetta tra qualche settimana è sacrosanto ma richiede responsabilità e ancora sacrificio perché ripartire sarà di gran lunga più difficile che fermarsi e assai più rischioso.
Ho scritto questo post perché voglio che questo appello che affido a voi resti una traccia di questo strano tempo che stiamo vivendo e che tutti insieme dobbiamo superare.
Vi voglio bene”.