I bambini devono tornare a vivere la loro socialità, senza abbassare però la guardia. Ancora mascherine per i più grandi e distanziamento a scuola, dunque, e sport possibilmente all’aria aperta o in luoghi non affollati. “Le famiglie non devono più rinunciare a fare frequentare la scuola dell’infanzia e gli asili nido, ecco perché è importante vaccinarsi”, spiega Nicola Laforgia, professore ordinario di pediatria e primario della Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari, che condivide alcuni consigli per i genitori in vista del prossimo autunno, con la pandemia Covid ancora in corso.
Siamo al terzo anno scolastico dell’era Covid: le famiglie sono stanche.
“E molto preoccupate che si torni, come l’anno scorso, alla didattica a distanza. Le difficoltà – per usare un eufemismo – sono state tante, sarebbe davvero una tragedia soprattutto per i meno abbienti. I ragazzi hanno bisogno di andare a scuola e frequentare gli amici, cosa per me fondamentale per tutta la fascia pediatrica. Io penso che quanto prima si possa mettere in comunità il bambino, tanto meglio sia per gli stimoli che riceve. Ora c’è timore non solo che i bimbi contraggano il virus, ma anche che si ammalino, come purtroppo stanno mostrando i dati che arrivano da tutto il mondo. Per questo ribadisco l’importanza di vaccinarsi dai 12 anni in su: più ci vacciniamo, prima usciamo dalla pandemia”.
La campagna vaccinale procede spedita tra i giovanissimi.
“Bisogna farlo senza temere eventuali effetti avversi, che sono assolutamente irrisori rispetto ai rischi della malattia. Dobbiamo uscire dalla logica di considerare il vaccino un rischio. Abbiamo vissuto momenti tragici, perso amici e familiari, rinunciato alla vita: tutto questo non può farci essere balbettanti sulla vaccinazione”.
A scuola come si torna?
“Occorrerebbe mantenere mascherine e distanziamento nei luoghi chiusi, soprattutto nelle aule, per limitare la diffusione del virus”.
Con la popolazione ‘over’ vaccinata, saranno i bambini i soggetti più fragili?
“Fragili è un aggettivo che va comunque mantenuto soprattutto per coloro che hanno patologie croniche. I bambini possono essere un veicolo di circolazione del virus, motivo per cui quanta più popolazione si vaccina, tanto più proteggiamo il serbatoio di non vaccinati, a partire proprio dai più piccoli. Non capisco chi dice che i bambini non hanno conseguenze gravi quando si ammalano di Covid: innanzitutto gli ultimi dati dimostrano altro, e poi ricordiamo che non conosciamo gli effetti a lungo termine, quindi dobbiamo prevenire il contagio”.
Come possiamo regolarci, invece, nella quotidianità extrascolastica: per lo sport, per esempio?
“Dobbiamo riprendere a fare una vita normale. Per l’attività sportiva preferendo quella all’aperto, e in quelle al chiuso cercare di mantenere gli elementi di protezione. Magari la mascherina per i piccoli è difficile, ma attenzione a lavaggio mani, al non affollamento dei luoghi chiusi, alla continua aerazione degli stessi”.
L’anno scorso molte famiglie hanno rinunciato a nidi e materne, scuole non dell’obbligo.
“I bimbi devono tornare anche nelle scuole dell’infanzia e nei nidi, dove il personale deve essere tutto vaccinato, non ammassati, incentivando l’igiene e il lavaggio delle mani. Mettendo sul piatto della bilancia i vantaggi della socialità e il pericolo possibile della malattia, non ci devono essere dubbi. Ecco perché nonni e genitori devono vaccinarsi, a maggior ragione”.
Si possono aiutare i piccoli a rafforzare il loro sistema immunitario, per creare uno scudo anche per gli altri virus, che con la nuova promiscuità certamente torneranno a circolare?
“È una domanda che mi viene fatta spesso dai genitori. In realtà non esistono cure specifiche per soggetti sani in età pediatrica. Certamente una buona quantità di vitamine D e C, e una nutrizione adeguata sono fattori che aiutano. Ricordo poi l’importanza della vaccinazione antinfluenzale per bambini di età superiore a sei mesi e per i loro genitori”.