La scorsa settimana una lettera aperta del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Antonio Gabellone, indirizzata all’assessore alla Salute, Rocco Palese. Oggi, l’ennesima denuncia veicolata attraverso i social ed i pensionati di Puglia che si ritrovano a Bari per tentare ancora una volta di smuovere acque diventate sempre più stagnanti. Il problema delle liste d’attesa per le visite mediche negli ospedali pugliesi, trasversale a quasi tutte le strutture sanitarie, torna a bussare forte alla porta del governo regionale.
Un’importante segnalazione, intercettata da Telebari, arriva dal Giovanni XXIII di Bari. “Ieri abbiamo chiamato l’ospedale Pediatrico per prenotare un test allergologico per mio figlio che ha avuto quattro episodi di asma nel giro di pochi giorni – scrive Alessandro -. Mi hanno prenotato la visita per il 6 giugno 2023. Saremo costretti ad andare presso una struttura privata a pagamento, chiaramente. Altro che Covid e mascherine, la Sanità pugliese fa schifo e il presidente della Regione ne è pienamente responsabile”.
Il padre adirato che tira in ballo Michele Emiliano è di fatto eco del consigliere Gabellone che, giovedì scorso, ha scritto una lettera aperta a Rocco Palese. “L’attuale fase della sanità regionale regista un abnorme carico delle liste d’attesa con un ritardo d’esecuzione dilatato nel tempo, soprattutto in riferimento alle prestazioni specialistiche programmate – si legge nella missiva -. Ritardi che costringono l’utente a rivolgersi sempre più spesso al privato o perfino a rinunciare alla prestazione sanitaria”.
“Nello specifico – prosegue il consigliere Gabellone – si registra che non è possibile eseguire una visita diabetologica. Così come per un intervento di cataratta la prima data utile è fine anno 2023, per una visita ortopedica almeno 120 giorni, per un eco color doppler arti inferiori e superiori giugno 2023, per un’elettromiografia settembre 2023, per un elettrocardiogramma almeno 6 mesi. Situazione che è destinata ad aggravarsi, da un lato con l’approssimarsi della pausa estiva e dall’altro con l’aumento della popolazione turistica”.
Il problema delle liste d’attesa, nella giornata di oggi, sarà anche al centro dell’assemblea unitaria delle federazioni dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Uilp di Puglia in programma all’hotel Excelsior di Bari. “Se chiedo alla Asl una visita specialistica urgente – spiegano i sindacati -, se mi va bene aspetto sei mesi. Viceversa, se prenoto a pagamento dallo stesso medico e nello stesso ambulatorio o ospedale bastano pochi giorni o una settimana. Questa realtà non è più tollerabile, specie per i nostri anziani, portati sempre più spesso a rinunciare alle cure”.
Durante l’assemblea regionale – annunciano Cgil, Cisl e Uil – si chiederà “con determinazione un intervento straordinario della Regione Puglia per assicurare quanto è già scritto nella stessa legge regionale numero 13 del 2019, come sospendere temporaneamente l’intramoenia, per dare le prestazioni sanitarie anche a chi è esente da compartecipazione alla spesa, reperire ed assegnare le risorse necessarie al finanziamento dei Piani di recupero delle prestazioni sospese e dei tempi delle liste d’attesa, vigilare sull’attuazione delle misure previste dai Piani Operativi dei Direttori generali delle ASL”.
“La situazione delle lunghe liste di attesa nella sanità è talmente grave che diventa indispensabile sospendere l’attività intramoenia – sostiene Gianni Forte, segretario generale Spi Cgil Puglia -. Sono circa 400mila le prestazioni da garantire entro l’anno. In alcuni casi addirittura risultano chiuse le liste e non si dà neanche una data. Ciò è espressamente vietato. In Sardegna è stato applicato il blocco, perché in Puglia no? Se è vero che manca il personale, allora utilizziamolo tutto per contribuire ad alleggerire la sacrosanta pressione dei cittadini perché si possano ottenere le prestazioni nei tempi previsti da leggi e regolamenti”.
“Cosa vale di più – chiede Forte -, il diritto del cittadino a curarsi ricevendo regolarmente le prestazioni o il diritto dei medici di poter esercitare la libera professione nelle strutture pubbliche di cui è dipendente? La Regione opponendosi a sospendere l’intramoenia ritiene più importante il secondo. E allora si passi ad applicare un’altra soluzione, peraltro prevista dalla legge regionale numero 13: si fornisca ai cittadini la prestazione in intramoenia, con spese a carico del servizio pubblico. O ancora, si dica al cittadino di recarsi in una struttura convenzionata, con spese a carico della Regione”.
“Sono tutte soluzioni previste – conclude il segretario regionale della Spi Cgil -. L’inerzia della Regione, invece, è il modo peggiore per affrontare una situazione insostenibile. Si tenga conto che anche agli assistiti con codice 048, quelli con patologie oncologiche, si fissano appuntamenti oltre i limiti. Si tratta di assistiti che ricorrendo in ritardo agli accertamenti subiscono un danno di cui potrebbero richiedere il risarcimento ricorrendo in giudizio. È questo che si vuole? Forse no, ma è ciò che si crea quando si mette in discussione la certezza del diritto. In questo caso, del più importante dei diritti: la vita”.