Di fatto senza fissa dimora, ma registrato come residente a Bitonto. Il 48enne tunisino accusato del furto degli oggetti sacri (anello, evangeliario con tre sfere di argento e medaglione contenente la fiala con la manna) all’interno della Basilica di San Nicola, commesso nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 marzo scorsi, aveva piccoli precedenti di polizia e si trova nel penitenziario di Bari da 24 ore, dopo essere stato sottoposto a lunghi interrogatori dagli uomini della Squadra Mobile del capoluogo.
Non viveva stabilmente nel comune del nord barese, ma era di fatto residente a Bitonto, dunque, e non avrebbe voluto fornire elementi utili alle indagini, ma da quanto si apprende da fonti investigative, l’uomo sarebbe stato anche nella cripta della Basilica, dove avrebbe tagliato un lucchetto a chiusura dell’altare e avrebbe rubato denaro lasciato dai fedeli devoti del Santo sul pavimento.
Di fondamentale importanza per l’esito delle indagini è stato il lavoro della Scientifica, capace di intercettare le impronte dell’uomo sul luogo del furto. Da qui le ricerche nel domicilio bitontino, dove però non era stato trovato nessuno. Un ausilio definitivo è quindi arrivato dall’analisi delle cellule telefoniche intercettate dal cellulare del tunisino, che hanno condotto gli investigatori nel casolare del quartiere Japigia.
Rinvenuti alcuni oggetti sacri e 1750 euro suddivisi in 80 banconote da 20 euro e 3 da 50 euro. Infine si è proceduto al fermo di polizia poiché “sussistono a suo carico gravi e concordanti indizi di colpevolezza”. L’uomo è accusato di furto con l’aggravante della violazione del luogo di culto.