“A far data dal primo gennaio 2013, a coloro che hanno ricoperto le cariche di consigliere regionale o di componente della Giunta regionale, spetta l’assegno di fine mandato anche se cessati dalla carica nel corso della legislatura. L’indennità non spetta in caso di annullamento dell’elezione”.
È quanto inserito in un emendamento, firmato da tutti gli otto capigruppo del Consiglio pugliese e approvato in Aula durante l’ultima sessione prima della pausa estiva. L’emendamento reintroduce il diritto, abolito otto anni fa, ad una sorta di liquidazione per i consiglieri regionali pugliesi.
“L’ammontare dell’indennità – si legge – è fissato nella misura dell’ultima mensilità dell’indennità di carica lorda percepita moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato”.
Contro l’emendamento approvato si è scagliata la consigliera regionale del M5S, Antonella Laricchia, assente per motivi personale durante il Consiglio regionale: “Trovo scandaloso – dice – aver reintrodotto dopo 8 anni la liquidazione per i consiglieri regionali, per giunta con un emendamento presentato all’ultimo momento in Aula. Se fossi stata presente durante quella seduta avrei votato no e avrei denunciato quanto stava accadendo. L’unanimità di cui si parla è quella dei consiglieri presenti, ma io non ero tra quelli. Già nella scorsa legislatura avevano provato a reintrodurre il trattamento di fine mandato, non riuscendoci. Non si tratta di una normale liquidazione, come stanno cercando di far passare, dal momento che i soldi saranno versati solo dalla Regione, mentre normalmente sono i lavoratori ad accantonare una quota mensile del loro stipendio per il Tfr”.