La Procura di Bari ha chiesto la condanna a 22 anni di reclusione per l’imprenditore 70enne di Gravina in Puglia Gaetano Scalese, imputato dinanzi alla Corte di Assise di Bari per l’omicidio volontario aggravato di Pietro Capone, ucciso con due colpi di pistola alla testa la sera del 10 marzo 2014 a Gravina.
Stando alle indagini della Polizia, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, il killer seguì in auto la vittima mentre rincasava, colpendola a morte a pochi metri da casa, prima da dietro, alla nuca, poi quando era già a terra. Il 49enne Capone “era considerato un ‘paladino della legalità’ per la sua lotta all’abusivismo edilizio, – spiegarono gli inquirenti nel giugno 2019, quando arrestarono Scalese – tanto che le sue numerose ‘battaglie’, contro amministratori pubblici ed imprenditori locali, gli erano costate diverse denunce”. Un contenzioso giudiziario era pendente anche con Scalese.
Il conflitto tra i due, a botta di minacce, denunce e aggressioni fisiche, era cominciato nel 2010, a causa di un manufatto realizzato da Scalese che sconfinava su un terreno di proprietà di Capone. La vicenda, che di fatto aveva bloccato l’attività edilizia di Scalese, sarebbe approdata a processo il 5 maggio 2014, quasi due mesi dopo l’omicidio. Si tornerà in aula il 21 dicembre per la discussione delle parti civili e poi il 17 gennaio per l’arringa difensiva.