“Non avevamo le mascherine, perché era nostro diritto non indossarle, ed eravamo provvisti di prenotazione”. Sono otto i sottoscrittori di una richiesta di rettifica arrivata a Telebari, in seguito alla pubblicazione dell’articolo “Siamo sindacalisti, all’Agenzia delle Entrate senza prenotazione né mascherine: caos in via Amendola”. I firmatari della lettera inviata alla nostra redazione riportano la loro versione dell’accaduto, che vi proponiamo nelle modalità previste dalle leggi e dai Codici di deontologia professionale. I sottoscrittori della richiesta non erano nel nostro articolo identificati e neppure identificabili, motivo per cui non riporteremo i nomi (pur inviatici dagli stessi). Ometteremo anche le accuse nei confronti di terzi, perché quella ricevuta è una versione dei fatti, quella degli interessati appunto, che non può e non deve avere contenuti con implicazioni penali.
“Il giorno 31/5/2022, a seguito dell’imposizione di indossare la mascherina, all’ingresso nei locali dell’Agenzia delle Entrate, pretesa dalla guardia posta al controllo dei relativi accessi, è insorta una ribellione spontanea nei contribuenti che attendevano il loro turno di entrata all’ingresso, perché la ritenevano indebita. Gli altri avventori, lì presenti, prendevano le difese di queste persone, le cui ragioni erano state rifiutate recisamente dalla guardia, prima, e dai funzionari intervenuti dopo. […]
Abbiamo visionato i filmati che sono stati registrati dai tanti partecipanti a quella che è diventata una disputa pubblica, ove si mostra platealmente il forte diniego a far entrare i contribuenti, che non volevano essere imbavagliati indebitamente, in mancanza di apposita disposizione normativa o legislativa che lo imponesse. Il vostro reportage riportava dati falsi e potenzialmente dannosi, equivocandoli negli antefatti, nella sostanza delle dinamiche relazionali intercorse e nella sostanza dell’epilogo avvenuto.
Nessuno degli avventori, ritrovatisi all’ingresso per svolgere le proprie funzioni erariali, ha mai rivendicato tale asserzione (“Siamo sindacalisti”), palesemente falsa. [… ] Sette di questi otto firmatari erano muniti di prenotazione, mentre l’unico che ne era sprovvisto, insieme ad altri poveri signori anziani, era andato appositamente per prendere appuntamento, non disponendo di alcuna tecnologia atta a fissarlo telematicamente. […]
La giornalista richiama una norma, notoriamente decaduta quale è l’obbligo di inforcare la mascherine nei luoghi chiusi (a parte alcuni residui). Essa viene qui travisata, facendo credere che, invece, talune strutture abbiano la facoltà di richiederlo. FALSO. Non esiste alcuna discrezionalità, se non quella del cittadino di avvalersene, a suo insindacabile giudizio, previa una mera raccomandazione dell’ufficio, che non può imporgliela, diversamente da come lascia intendere questo testo. […]
Nonostante l’invito ad indossare le mascherine, che l’Agenzia ha tentato infruttuosamente di regalare ai contribuenti, questi ultimi non hanno desistito dall’esercizio del proprio diritto di non essere vincolati ad alcun obbligo di imbavagliamento, senza acquistare alcunché dal Tabaccaio, la cui visita è stata totalmente inventata dalla narratrice di Telebari. Finalmente i contribuenti sono entrati tutti, SECONDO LEGGE, negli uffici, privi di alcuna ‘museruola’”.