Nella società d’oggi, affamata di tempo e di eccellenza, si tende a curare (o autocurare) qualsiasi sintomo che possa inficiare la propria ‘performance’ quotidiana con un farmaco, un analgesico, un ansiolitico, un antinfiammatorio. Talvolta troppo spesso, tanto da abusarne. È il fenomeno della dipendenza da un tipo di droga cui quasi non si riesce a far caso: la dipendenza da farmaci. Si tratta di quelle terapie ‘iatrogene’, ossia sotto prescrizione medica, per curare un dolore psichico o fisico e le cui categorie sono ascrivibili agli psicofarmaci e agli oppiacei (o addiction pain killer, ossia antidolorifici). Talvolta, tali farmaci entrano in un circuito di eccessivo utilizzo per attenuare sintomi per i quali non si ritiene di avere bisogno di aiuto, fino a che non ci si ritrova nella dipendenza senza saperlo.
Un fenomeno che esiste da un po’, ma ultimamente sta crescendo in Italia e a Bari. Parliamo con la dottoressa Giada Fabio, dirigente medico psichiatra delle dipendenze per il Ser.D di Bari (dipartimento Dipendenze patologiche della Asl di Bari). “Il fenomeno giunge all’attenzione ambulatoriale per via indiretta, in quanto rispetto alla nostra utenza, caratterizzata principalmente da dipendenti cronici per oppioidi o cannabinoidi, è la parte sommersa, ma ormai molto presente”, spiega. Le due fasce di età che vengono colpite maggiormente sono quella geriatrica e adolescenziale, per cui a Bari nella fattispecie c’è un aumento quantitativamente notevole di ragazzi dipendenti farmacologici. “Vi è un uso spropositato di benzodiazepine di pari passo con ‘vecchie sostanze’ come i THC o cannabinoidi da parte dei giovani con potere ansiolitico, ossia non tanto come di collante sociale, quanto per sopportare l’isolamento tipico di questa generazione in cui i ragazzini sono soli nelle loro stanze, davanti ai social che li priva di un’identità – spiega la dottoressa Fabio – In questi casi, le benzodiazepine vengono usate non correttamente, o addirittura abusate, per rendere possibile questa immobilità sociale”. La dottoressa racconta in particolare del rischio di aumento a Bari, così come già in altre parti del mondo, d’utilizzo di analgesici come sostanze di taglio con l’eroina: un modo per ridurre il costo della dose di droga, accessibile quindi anche a giovanissimi con pochi euro in tasca.
L’altra faccia della medaglia è costituita dalla popolazione geriatrica in un paese costituito maggiormente da persone anziane, tra cui il dolore viene tollerato sempre meno, per cui si ricorre eccessivamente ad antidolorifici e oppiacei. Non a caso, si tratta delle due grandi categorie (adolescenti e anziani) che soffrono maggiormente la solitudine. Ci spiega, infatti la dottoressa Fabio che “la correlazione tra isolamento e l’uso di sostanze è fortissima: l’abbiamo visto soprattutto a partire dal Covid, con un aumento dell’uso della cocaina e di farmaci oppiacei sulla cura del dolore”.
Arrivare a chiedere aiuto è difficile e deve superare la paura dello stigma, molto difficile da accettare soprattutto per i genitori. “Erroneamente la dipendenza dai farmaci può essere socialmente più accettabile rispetto ad altre droghe illegali, per cui molte volte i genitori non si rendono conto della dipendenza che scatta nei figli – dichiara la dottoressa Fabio – Questo capita anche perché la sintomatologia non è molto conosciuta o viene confusa con i tratti tipici dell’età adolescenziale, quali la variabilità d’umore, l’intollerabilità o reattività differente”. E il poco tempo a disposizione che il presente offre da condividere con i figli viene investito meno sulla comunicazione, e più sul fare delle esperienze e delle attività, facendo perdere di vista il disagio che si sta emotivamente vivendo. “Le azioni di cura e benessere dovrebbero essere garantite, come nella nostra Costituzione, senza alcuna differenza di età o genere, e assicurate tramite il rinforzo di modelli relazionali sani basati non sulla competitività ma sulla collaborazione, sul ritrovamento di quelli che erano forse i vecchi modelli della società, ma che funzionavano e supportavano il rapporto umano”, dichiara la dottoressa. Fondamentale sarebbe dunque il recupero di quei rapporti di fiducia che il presente ha logorato.
Vi è un programma di prevenzione generale tramite campagne informative e di sensibilizzazione, e un programma di prevenzione specifica effettuata nelle scuole, su richiesta delle stesse. Si procede anche a livello ambulatoriale con i ragazzi che già frequentano il Ser.D, e con i genitori tramite il ‘parent training’ per imparare a gestire in famiglia la comunicazione disfunzionale e, quindi, supportare nel superamento delle difficoltà legate allo stigma della vergogna e dell’inadeguatezza. A tal proposito, la dottoressa spiega che sarebbe auspicabile inserire nelle scuole la figura di un terapista o psicologo che possa rappresentare un primo ‘point of care’ o punto di riferimento per poter esprimere più direttamente da parte dei ragazzi il disagio. “Se posso ipotizzare un metodo efficace per limitare e curare questa tipologia di dipendenza è l’ascolto”, afferma la dottoressa Fabio, che sottolinea l’importanza della non imposizione del punto di vista medico, genitoriale e adulto. Meglio, invece, un avvicinamento sensibile al racconto del disagio da parte del dipendente. “L’unico modo per riuscire a entrare in contatto con quel sommerso è porsi nella posizione di non giudizio e di ascolto di quello che può essere un modello cognitivo distorto di queste persone”. Il grande problema della società e della generazione contemporanea è la pressante ricerca di tranquillità, di un eccessivo adattamento al sistema in cui valgono molti modelli superficiali e in cui manca la ribellione. “Perché un ragazzo deve sentirsi tranquillo? Un ragazzo dovrebbe agitato, è fondamentale la ribellione. Se quest’ultima ha contraddistinto l’uso delle droghe negli anni ’70, oggi al contrario i farmaci sono usati come droga dai ragazzi per ‘spegnersi’ e iper-adattarsi. La cosa che dobbiamo fare è ascoltarli e ricordare loro che i confini esistono per essere rotti”, conclude la dottoressa Giada Fabio.
Di droghe e dipendenze parleremo nel Tb Talk, il talk di Telebari sull’attualità, in onda venerdì 10 novembre alle 22 sul canale 17 e in streaming sul sito Telebari.it.