Una scossa di magnitudo 6.8, oltre 2000 morti, migliaia di feriti e centinaia di palazzi crollati e tanta, tanta paura. E nel dramma che si è vissuto venerdì sera in Marocco, a Marrakech c’era anche una coppia di baresi, Eugenio e Antonella, in un progetto di vacanza che doveva essere la chiusura della loro estate ma che poi si è trasformata in dramma. Una tragedia per loro sfiorata che per fortuna si è conclusa senza ferite fisiche ma una paura che si sente ancora dentro: “Stiamo bene ma siamo ancora tanto turbati, ad ogni minimo rumore abbiamo un sussulto. – racconta a Telebari Eugenio – Non è un eufemismo dire che siamo sani e salvi. Abbiamo visto scene davvero di panico collettivo, muri che crollavano davanti a noi, io ho visto il terrazzo del nostro albergo oscillare pesantemente come fosse scosso da un uragano. Mia moglie in quel momento stava dormendo, erano le 23.10, e appena sono uscito e ho visto questa situazione l’ho presa e l’ho tirata fuori dalla stanza. Siamo scappati in pigiama, infradito e ancora durante le scale c’erano scosse fortissime come martelli pneumatici”.
Momenti di panico e smarrimento anche per strada: “Una volta scesi il dipendente dell’albergo ci ha aperto la porta e ha fatto uscire tutti gli ospiti e lì siamo stati proprio presi da una nube di polvere che ci attanagliava tutto. Ci siamo messi in asciugamano per scappare nel vicolo della nostra strada dove però erano caduti calcinacci, mattoni, e c’erano fili elettrici spezzati, ferri per tutta la strada. Noi correvamo dirigendoci verso la piazza principale che fortunatamente era trecento metri circa. E in questo percorso abbiamo visto sotto un arco già un metro di mattoni e calcinacci. Abbiamo visto gente anche più anziana del posto che non riusciva neanche a superare questo varco e ci siamo trovati come un imbuto schiacciati da dietro e col panico che se crollava tutto sotto l’arco saremmo stati schiacciati come topi”.
Ore di notte senza saper cosa fare: “Siamo arrivati in una piazza e avevamo l’impressione che saremmo rimasti lì tutta la notte. Quindi dopo, con un po’ più di tranquillità, verso le quattro di notte locali (le cinque in Italia) mia moglie ha provato a mandare una mail all’unità di crisi della Farnesina poiché inizialmente il centralino dell’unità di crisi risultava bloccato. Lei ha scritto una mail per chiedere aiuto in quanto italiani a Marrakech ma a questa mail ad ora non abbiamo mai avuto risposta”.
Dopo la mail allora le telefonate, ma anche qui, secondo il racconto di Eugenio, al telefono non rispondeva nessuno ma “abbiamo sentito la voce del centralino automatico e speravamo di poter indirizzare la nostra richiesta. Ma dopo ventinove secondi la linea è caduta. Ho provato a fare altri tre tentativi ma le chiamate risultavano tutte annullate, interrotte e non riuscivo a contattare il numero dell’unità di crisi”.
Non c’era altro da fare che “prendere tutti i nostri effetti personali e i documenti e andare via. Abbiamo preso un taxi e siamo andati all’aeroporto di Marrakech. Ma noi avevamo il biglietto fino al sedici settembre. Anche in quel caso il banco della compagnia aerea non ci ha dato nessuna attenzione e nessuna disponibilità. Avevamo anche i cellulari mezzi morti quindi ci siamo collegati insieme ad altre duecento persone, perché tanti si erano riversati all’aeroporto, e abbiamo aspettato di poter collegare e caricare i nostri cellulari. Abbiamo chiamato in Italia e abbiamo scoperto che Marrakech era in tilt, che non c’erano voli prima del dodici. Tramite mille tentativi alla fine abbiamo deciso di fissare per Lisbona, che parte oggi da Casablanca, e dovremmo arrivare a Roma a mezzanotte di di oggi”.
Una disavventura terrificante che per fortuna si sta concludendo in maniera positiva. E anche se la Farnesina parla di circa cinquecento italiani bloccati in Marocco, Eugenio afferma che il dato potrebbe essere sottostimato perché nelle ore terribile di quella che doveva essere solo una vacanza, la coppia si è riuscita a interfacciare con decine di persone solo a Marrakech, dunque senza considerare le città e i paesi limitrofi o banalmente altre zone della città.