Nel 2019 in Italia sono stati censiti 559 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali. A certificarlo è il rapporto ‘Amministratori Sotto Tiro’ realizzato dall’associazione Avviso Pubblico e nella lista delle regioni più colpite, dopo la Campania con 92 casi segnalati, c’è la Puglia: 71 casi e maggiore incremento su tutto il territorio nazionale rispetto al 2018. Completa il podio la Sicilia con 66 casi censiti ma, a differenza della Puglia, con un calo rispetto al recente passato del -24%.
Il 61% del totale dei casi – 342 su 559 – si è registrato al Sud, 217 al Centro-Nord e 147 al Nord. Il mese di aprile è stato quello in cui si è riscontrato il maggior numero di intimidazioni: una conferma di come il periodo della campagna elettorale – nel maggio 2019 sono stati chiamati al voto il 48% dei Comuni italiani – sia in assoluto il più difficile. Tra marzo e maggio infatti la media delle intimidazioni settimanali raggiunge quota 12, a fronte di una media annuale di 10,7.
Il personale della Pubblica Amministrazione è stato nel mirino nel 27% dei casi totali, gli amministratori locali nel 56%. Tra questi ultimi, in particolare, i sindaci (57,3%), seguiti dai consiglieri comunali (22,5%, in aumento), assessori (12,8%) e vicesindaci (5,2%). Le aggressioni e gli incendi rappresentano le due principali tipologie di intimidazione messe in atto nei confronti degli amministratori locali (18,6%). Aumento i casi registrati sui social network (15% del totale), seguiti da minacce verbali (12,6%) e invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (11,6%).
Seguono i danneggiamenti (8%), le scritte offensive o minacciose (6%), l’invio di proiettili (4%), l’utilizzo di ordigni, molotov ed esplosivi (2%) e l’invio di parti di animali (1.6%). Quasi una minaccia su tre non ha una matrice criminale, ma proviene da comuni cittadini (161, pari al 29% del totale).