Avrebbe somministrato a un suo paziente un farmaco salvavita gratuito per il trattamento di una patologia oncologica, totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, convincendolo però a pagare ingenti somme di denaro. Con l’accusa di concussione aggravata e continuata i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Rizzi, ex medico oncologo dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari (licenziato lo scorso 1° marzo, come specificato dalla struttura) e della sua compagna.
Dalle indagini è emerso che il medico, durante lo svolgimento della sua attività avrebbe eseguito su un paziente, affetto da accertata e grave patologia, delle iniezioni di un farmaco gratuito salvavita, ma dietro corrispettivo di contanti. Denaro che sarebbe stato consegnato direttamente in ospedale e nel CAF in cui lavorava la compagna dell’oncologo; una sede che – secondo i Carabinieri – veniva adibita occasionalmente ad ambulatorio medico illegale. I fatti risalgono al periodo compreso tra dicembre 2018 e dicembre 2019.
La vittima, in gravi condizioni psicofisiche, per gli inquirenti “riponeva la massima fiducia nel suo medico, al punto da riconoscerlo come unico referente in grado di garantirgli la sopravvivenza”. In questa maniera l’oncologo avrebbe ottenuto oltre 130mila euro.
Il paziente è però deceduto a causa della malattia e le indagini sono partite dopo la denuncia di alcuni familiari, ai quali la vittima pare avesse chiesto in prestito denaro da dare al suo medico. Una denuncia che andrebbe di pari passo ad altre segnalazioni, provenienti direttamente dall’Istituto Tumori. Il blitz dei Carabinieri ha consentito di rinvenire nell’abitazione dell’oncologo quasi 2 milioni di euro in contanti, parte dei quali ritenuti provento dell’attività illecita e una serie di reperti archeologici di valore. Rizzi, su disposizione del pm Marcello Quercia, si trova ora agli arresti domiciliari.