Annachiara Mastrorilli, gup del Tribunale di Bari, ha condannato 9 imputati a pene comprese tra i 5 anni e 8 mesi e i 2 anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato su un pestaggio mafioso risalente al 19 maggio 2020 nei confronti di un ex pusher del clan Strisciuglio. La sentenza riguarda i sette del commando, il presunto mandante della spedizione punitiva e una donna, che dopo quell’episodio, avrebbe continuato a minacciare altri componenti della famiglia della vittima.
Il mandante dell’aggressione sarebbe stato il pregiudicato 39enne Vittorio Bruno Faccilongo (condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione), cugino della vittima e fratello del boss Saverio. Del commando avrebbero fatto parte il 22enne Tommaso Piscopo e il 34enne Giuseppe Franco (5 anni e 8 mesi di reclusione) nel ruolo di esecutori materiali del pestaggio, il 39enne Massimo Lorenzani, il 41enne Luca Pisani e il 38enne Emanuele Sebastiano (4 anni di reclusione) in supporto ai due, il 20enne Raffaele Stella e il 30enne Luigi Bartoli (3 anni e 4 mesi) come ‘palo’.
Dopo l’aggressione, con l’ultimatum di 15 giorni perché l’ex sodale traditore e i suoi parenti lasciassero il quartiere, la suocera di Faccilongo, la 57enne Laura Loiacono (condannata alla pena di 2 anni) avrebbe iniziato a minacciare altri familiari. I reati contestati dalla DDA di Bari, a vario titolo e in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso, sono di lesioni aggravate, violenza privata, atti persecutori, violazione di domicilio e violenza sessuale.
La vittima della brutale aggressione, oggi collaboratore di giustizia, il pregiudicato 23enne Samuele Iacobbe, aveva un debito di droga da 230 euro ed era stato accusato di avere iniziato a spacciare in proprio nel quartiere Palese, senza il permesso del clan. Quando il commando fece irruzione in casa sua, a volto scoperto, il 23enne fu pestato con calci e un tirapugni, mentre sua madre, che tentava di frapporsi tra lui e gli aggressori per difenderlo, sarebbe stata strattonata e palpeggiata. Tutto davanti agli occhi del padre disabile, un tempo referente di spicco del clan, e di un nipote 13enne.