“La madre di chi ha parlato si vestirà a lutto e non saranno risparmiati nemmeno i figli”, “se ti prendevo quel pomeriggio ti dovevo uccidere”, “non lo fare più di non pagare sennò finisce a schifo”. Sono solo alcune delle minacce rivolte dal pregiudicato 59enne Nicola Santoro, soprannominato “il Koyote”, alla presunta vittima di usura ed estorsione, un venditore ambulante dei mercati rionali di Bari, per costringerlo a pagare e a tacere con la Polizia.
Le indagini della Squadra Mobile che oggi hanno portato all’arresto di Santoro e di un insospettabile commerciante incensurato, il 44enne Giuseppe Intranò, hanno documentato una “rete usuraria” in cui le vittime venivano definite “rendite”. Sarebbero almeno quattro gli ambulanti taglieggiati dai due, ma solo uno ha collaborato. L’inchiesta ha documentato che gli altri, addirittura, dopo essere stati convocati dagli investigatori negando minacce e richieste di denaro, sarebbero poi andati a riferire agli indagati il contenuto delle domande dei poliziotti.
“La vittima – scrive il gip del Tribunale di Bari Angelo Salerno nell’ordinanza di arresto motivando le esigenze cautelari – era posta in grave pericolo dall’allarmante escalation di minacce rivoltegli da Santoro e dal totale isolamento posto in atto dai colleghi ambulanti che sospettano sia stato lui a denunciare i fatti”.
“Io avevo paura di quello che avrebbe potuto accadermi – ha raccontato l’ambulante vittima – perché stiamo parlando di persone pericolose, almeno così erano per la brava gente come me”. Santoro, infatti, oltre ad essere lui stesso un pregiudicato, è il suocero di Davide Francesco Rizzo, esponente di spicco del clan Capriati di Bari.