Le indagini della Procura di Bari sull’ospedale Covid nella Fiera del Levante, “creato in piena emergenza pandemica, in tempi assai rapidi, per fronteggiare adeguatamente la richiesta di posti letto a seguito del costante e drammatico aumento dei contagi”, hanno “fatto emergere delle zone d’ombra sulla gestione dell’attività contrattuale della Regione Puglia appannaggio di Lerario, idonee ad ingenerare il sospetto di presunte irregolarità, dietro le quali si celano condotte corruttive, nell’approvvigionamento di lavori, servizi e forniture, stante la ricorrenza di affidamenti diretti, di frazionamenti impropri degli appalti e soprattutto di aggiudicazioni frequenti in favore di una rosa di operatori economici, in difformità ed elusione alla normativa di settore”. È un passaggio di una informativa della Guardia di Finanza di Bari depositata il 24 dicembre nell’ambito dell’indagine della Procura che ha portato all’arresto in carcere dell’ex dirigente della Protezione civile regionale, Mario Lerario, e dei due imprenditori, Luca Leccese e Donato Mottola, tutti accusati di corruzione.
“Taluni imprenditori – si legge negli atti – sembrano poter vantare delle rendite di posizione in relazione al numero di affidamenti, di cospicuo valore economico, ottenuti sfruttando la discrezionalità riconosciuta alla pubblica amministrazione nei casi di procedura negoziata”. Nell’espletamento delle procedure semplificate, infatti, le stazioni appaltanti devono garantire il rispetto del principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti, che “non può essere aggirato – spiegano gli inquirenti – mediante ricorso ad arbitrari frazionamenti delle commesse, alternanza sequenziale di affidamenti diretti o di inviti agli stessi operatori”.
Nel caso della struttura Covid in Fiera e di altri appalti affidati dalla Regione Puglia, a firma di Lerario, nel periodo dell’emergenza, “sembra potersi riscontrare l’artificioso e improprio frazionamento degli appalti in più contratti – si legge ancora negli atti – attraverso la suddivisione dell’affidamento al medesimo operatore economico in più affidamenti, al fine di pervenire ad importi sotto soglia che permettano di adottare la procedura dell’affidamento diretto”.
C’è anche un video che immortala il passaggio di denaro dall’imprenditore Luca Ciro Giovanni Leccese a Lerario. A documentare con immagini quella che secondo la Procura di Bari è la consegna di una tangente è una microspia piazzata dagli investigatori nell’auto dell’ex dirigente della Protezione civile regionale. Proprio a seguito di quella intercettazione audio-video i finanzieri hanno seguito il dirigente e poi lo hanno arrestato in flagranza per corruzione. L’episodio risale alla mattina del 23 dicembre. Da quel giorno Lerario è in carcere. Ieri, dopo la convalida dell’arresto, è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari anche per l’imprenditore.
Nel video si vede Lerario seduto in macchina al posto del guidatore, mentre l’imprenditore apre lo sportello dal lato passeggero, estrae dalla tasca interna del giubbotto una busta bianca (che poi si scoprirà contenere 10 mila euro in 200 banconote da 50 euro) e la mette nel vano porta oggetti tra i due sedili anteriori. Nel frattempo Lerario apre il portabagagli ed esce dall’auto perché l’imprenditore, ricostruiscono gli investigatori, mette nel vano bagagli della macchina anche un cesto natalizio e un cartone con una bottiglia di champagne. Infine Lerario si rimette in macchine e “occulta” la busta contenente il denaro con il proprio soprabito prima di ripartire. Subito dopo verrò fermato dalla Guardia di Finanza.