Un’ora e mezza di concerto, tanti successi e moltissime emozioni. All’inizio Gianluca Grignani si fa attendere 20 minuti: un tempo che permette ai maligni di immaginare titoloni su una nuova défaillance del cantautore, ma il ‘falco’ c’è e non è a metà. C’è con la voce e c’è con la sua chitarra, con l’armonica e con il suo rock. Tutti elementi che lo supportano sul palco, con una generazione intera lo applaude sotto. Al Demodé Club di Modugno, quindi, si rivivono gli anni indimenticabili dei falò in spiaggia cantando a squarciagola ‘Destinazione paradiso’. Gli anni delle mille avventure vissute con solo uno zaino Invicta sulle spalle. Per chi è in sala, del resto, la voglia di sognare con la musica è la stessa. I fan di oggi avranno anche ceduto alle sigarette elettroniche, ma non hanno mai rinnegato il rocker fragile.
Sedici pezzi che attraversano trent’anni di carriera. La musica scorre, Grignani non si perde in smancerie, non scimmiotta dialetti o cadenze locali. Nessuna operazione simpatia a caccia di qualche follower in più. Il pubblico del ‘poeta maledetto’ della musica italiana comprende tutto. Anche quel dito medio che ogni tanto l’artista rivolge a chi lo ha tradito, a chi lo avrebbe voluto incasellare in uno scaffale della ‘fabbrica di plastica’ della musica pop. Sguardi complici arrivano da uno spettatore speciale: tra la folla della tappa barese del ‘Residui di rock n roll tour’ di Grignani, ad applaudire convinto, c’è anche Caparezza. Adesso i concerti proseguiranno fino a fine aprile. Prossima tappa a sud, il 23 aprile, a Pozzuoli. L’esercito del rock ci sarà e acclamerà, fino all’ultima nota e poi anche fuori dal club, Gianluca Grignani, che non è più lo stesso degli sticker del Cioè. È un rocker che porta con sé i segni della vita vissuta, quelli che noi tutti abbiamo. Leoni da tastiera esclusi.