Quattro anni fa, il 18 aprile del 2020, era stato catturato in Salento dopo 16 mesi di latitanza. Nel 2021 era arrivato il maxi sequestro dei beni per circa 80 milioni di euro. Adesso quel patrimonio gli è stato portato via senza possibilità d’appello con i carabinieri che hanno dato esecuzione, questa mattina, a un decreto con il quale è stata disposta la confisca definitiva di tutto quanto aveva accumulato, secondo l’impostazione accusatoria, grazie alla propria attività illecita legata essenzialmente a rapine a portavalori e tir, ma anche a furti ai bancomat. A pagare il conto è Giuseppe Magno, considerato il re di Puglia degli assalti ai portavalori: pregiudicato 58enne e imprenditore andriese, attualmente detenuto nel carcere di Bari.
“Il patrimonio, sottratto definitivamente alla disponibilità dell’interessato e della sua famiglia – spiegano i carabinieri in una nota – è costituito da: 119 terreni agricoli per un’estensione totale di oltre 530 ettari; 3 aziende agricole; 23 veicoli di cui 6 automobili, compresa una Porsche Panamera; disponibilità finanziarie varie e ben 29 immobili – appartamenti, ville, locali commerciali e capannoni industriali – tra cui figura sia l’immenso autoparco di via Canosa 400 ad Andria sia il cosiddetto ‘Castello’, l’abitazione residenziale di Magno, divenuta simbolo della sua caratura, che da sola ha un valore stimato di circa tre milioni di euro”.
“L’odierno provvedimento è stato emesso dalla 2^ Sezione penale della Suprema Corte di Cassazione che, ritenendo inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Giuseppe Magno – aggiungono i carabinieri – ha pienamente accolto la proposta della Procura della Repubblica di Trani, formulata sulla base degli accertamenti patrimoniali effettuati dal Nucleo Investigativo di Bari: sezione specializzata per il contrasto ai patrimoni illeciti accumulati dalla criminalità, che ha ricostruito sia la carriera delinquenziale dell’uomo sia gli introiti dell’intero nucleo familiare, oltre a fornire un corposo quadro indiziario in ordine all’illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 30 anni, che costituisce il compendio di gravi reati contro il patrimonio”.