Cambiano le abitudini (anche) dei baresi in cucina e al supermercato. Vi ricordate? Vi avevamo parlato di come le novità stiano sbarcando in pescheria, tanto da fare attrezzare i punti vendita con hamburger di pesce, sashimi, spiedini di mare e cozze già aperte. Capita anche tra i fruttivendoli e gli ortofrutticoli, ai quali vengono sempre più richieste verdure già pulite e minestroni pronti. Lo stesso vale per i supermercati, dove dilagano zuppe in scatola, pancakes già pronti, risotti liofilizzati con tanto di condimento e chi più ne ha più ne metta.
Un incremento di questa tipologia di prodotti si è verificata a partire dalla fine della fase acuta della pandemia Covid, caratterizzata dalla ‘frenesia da mani in pasta’, come ci conferma la nutrizionista Viviana Martiradonna. “Le motivazioni sono tante – spiega la nutrizionista – perché le persone vogliono sbrigarsi o non sanno cucinare e quindi trovano questi prodotti più comodi, o perché hanno bambini piccoli di cui almeno uno a dieta, per il lavoro che fanno. Insomma, molti non usano cibi freschi perché non possono per il loro stile di vita e quindi comprano cibo congelato”.
La dottoressa Martiradonna individua più del 50 per cento dei pazienti che per problematiche di tempo o per assecondare le esigenze di tutta la famiglia preferisce acquistare precotti o comunque preconfezionati e pronti all’uso, che si richiedono anche nelle diete. I prodotti con cui si manifesta maggiormente questo fenomeno sono verdure e pesce: oltre agli intramontabili “filetti del capitano” impanati, via libera negli scaffali anche a verdure grigliate, fave e cicorie in barattolo, vellutate pronte da scaldare e gustare fino a uova sode già sgusciate. “Bisogna mettere sul piatto della bilancia il beneficio a fronte del costo: il prodotto pronto va bene, però occhio alle etichette. Prendendo il caso dei minestroni, se leggiamo patate 11%, carote 7%, zucchine 15% e fagioli 21%, facendo la somma delle percentuali ci accorgiamo che non si arriva a 100. Per cui ci si chiede il resto di cosa è fatto?”, è la riflessione della nutrizionista.
C’è una grande varietà nella platea che acquista e c’è chi è riuscito a sganciarsi da alcune vecchie abitudini, mentre un’altra fetta dei consumatori utilizza costantemente questa categoria di prodotti. “Scelte azzardate o calibrate in base alle proprie esigenze vanno a ricadere anche sulla salute”, ricorda la nutrizionista Martiradonna, che tiene a operare una distinzione tra surgelazione e congelazione. “Il surgelato è meglio del congelato, in quanto il primo è fatto con temperature più basse che permettono di creare attorno al prodotto un ‘cappotto’ esterno di cristalli di ghiaccio”, senza andare ad intaccare l’interno e quindi ad alterare sostanze nutritive. Cosa che invece succede nel congelamento (quello che possiamo fare a casa nel freezer), in cui i cristalli di ghiaccio si vanno a creare all’interno del prodotto. “Il prodotto surgelato se scongelato correttamente dunque è un prodotto migliore rispetto al congelato in quanto le sostanze nutritive rimangono le stesse”, spiega ancora. Al netto delle preferenze personali che sono influenzate dalla conduzione quotidiana della propria vita, oltre che da aspetti economici, la nutrizionista Martiradonna avverte la necessità di sensibilizzare le persone alle buone regole dell’acquisto, per operate – afferma, “scelte consapevoli per la loro salute e quella della loro famiglia”.