Nuovo appuntamento con la rubrica di Telebari ‘Se Milano avesse il mare’, per raccontarvi il legame tra le due città e tante storie di ‘emigrati’ baresi nel mondo. Se avete segnalazioni, potete scrivere all’indirizzo mail redazione@telebari.it , specificando nell’oggetto il nome della rubrica ‘Se Milano avesse il mare’, o contattarci tramite Messenger.
Grazie agli articoli e alle dirette social di Telebari, ho ancora negli occhi e nelle orecchie i colori e i suoni della festa di San Nicola a Bari. D’accordo: mancano quelli dei fuochi d’artificio, dal momento che ho letto che c’è stata qualche incomprensione a riguardo. E all’appello dei sensi mancano anche gli odori: perché, nonostante Alex Britti nella sua Milano canti “anche qui può arrivare l’odore del mare a prendermi”, il modo per far arrivare l’odore di Bari sotto la Madonnina (non quello di focaccia, panzerotti et similia, ma proprio l’odore di Bari) non l’hanno ancora inventato.
Oltre a seguire a distanza, con un po’ di malinconia, tutti i riti legati a San Nicola, ho fatto qualche altra ricerca per trovare tracce della presenza del vescovo di Mira a Milano. Qualcosa, in questa rubrica, ve l’abbiamo già raccontata: dall’antiquario di Brera che colleziona le bottigliette di San Nicola, alla chiesa ortodossa che sorge in ciò che resta del lazzaretto dei Promessi Sposi e custodisce delle reliquie del Santo. Ma continuando a scavare – nella storia, nell’architettura, nelle cronache -, sono riuscito a trovare qualche altra curiosità. La prima è sempre stata sotto gli occhi di tutti i baresi che vivono a Milano: San Nicola e Sant’Ambrogio (quest’ultimo, per i pochi che non lo sapessero, è il patrono di Milano), sono infatti vicini di calendario. Io l’ho sempre interpretato come un curioso segno del destino: i patroni delle mie due città si festeggiano (per la Chiesa cattolica), il 6 e il 7 dicembre. Ovviamente una ragione di questa vicinanza c’è: il 6 dicembre del 343 d.C. è la data in cui San Nicola, all’epoca vescovo di Mira in Turchia, morì. Mentre il 7 dicembre del 374 è la data in cui Ambrogio, dopo un suo iniziale rifiuto, fu incoronato vescovo di Milano, carica che ricoprì fino alla sua morte.
Oltre a questo legame “di calendario”, nella storia antica si trova traccia di un altro evento che lega San Nicola a Milano: fu infatti proprio grazie al famoso editto di Milano dell’imperatore Costantino che il vescovo di Mira, imprigionato alcuni anni prima durante la persecuzione di Diocleziano, fu liberato e poté riprendere la sua attività apostolica. D’accordo: siamo andati molto lontano. Lasciamo allora la storia e addentriamoci nelle vie e nell’architettura del centro di Milano. Qui, una piccola strada piuttosto tortuosa collega la stazione Cadorna (è quella dove c’è la famosa scultura dell’ago, filo e nodo) a corso Magenta, il cuore della Milano romana. La via si chiama San Nicolao e il nome non inganna: è uno dei modi in cui San Nicola è conosciuto qui al nord, a Milano come a Venezia. In questa piccola via, addossata e seminascosta da altri edifici, sorge la chiesa di San Nicolao. La storia dell’edificio è piuttosto travagliata: sorge su una chiesetta menzionata già nel 1200, ma fu poi ricostruita tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700. Durante la breve dominazione francese fu adibita a deposito, per essere poi riaperta al culto e restaurata. Trovarla aperta è parecchio difficile: dalla segreteria della Basilica di Sant’Ambrogio – di cui è chiesa sussidiaria – abbiamo saputo che vi si celebra la messa la domenica alle 11: a officiare è Padre Robert Popa, della Cappellania greco-cattolica rumena. Qualora vi troviate di passaggio, non mancate di ammirare all’interno la tela attribuita al pittore Massimo Stanzione, raffigurante San Nicola.
San Nicolao non è comunque l’unica chiesa milanese dedicata al patrono di Bari. Un’altra si trova a Dergano, periferia Nord. La sua storia non è meno antica: le cronache riportano che la sua fondazione avvenne poco dopo l’anno Mille, vicino a un antico cimitero che sorgeva nella zona. In questo caso, la visita è più agevole: la chiesa è infatti regolarmente aperta e “in funzione”. Con altre cronache, ben più recenti, voglio concludere questo ennesimo viaggio milanese sulle tracce di San Nicola. E in questo caso c’è anche un “giallo”. Non vi preoccupate: nessun delitto. Ma andando un po’ a ritroso nelle mie memorie di cronista, mi sono ricordato che nell’ottobre del 2015 il sindaco di Bari (era sempre Antonio Decaro), in visita a Milano per firmare un patto tra sindaci legato all’Expo, donò al Comune di Milano una bottiglietta dorata contenente la Sacra Manna di San Nicola.
Ho ancora la mail e la foto inviate all’epoca da Palazzo Marino: “È un onore per Milano ricevere in dono la Manna del Santo e per questo ringraziamo, a nome della città, il Sindaco Decaro”, dichiararono all’epoca gli assessori che assistettero alla cerimonia, tra cui la terlizzese Cristina Tajani, oggi senatrice del Pd. Mentre Decaro affermò: “Donare la Sacra Manna di San Nicola al Sindaco di Milano, che ha ospitato un vertice tra sindaci su un tema fondamentale per il futuro del pianeta, ha un valore simbolico straordinario. Oltre a voler testimoniare il legame d’affetto che ci unisce alla città di Milano che ospita una consistente comunità di baresi”. Dichiarazioni importanti: peccato però che quel dono sembra essere scomparso. O almeno: per il momento, nessuno dal Comune sembra sapere dove sia custodita la Sacra Manna di San Nicola. In attesa di ricevere risposte ufficiali, non ci resta che sperare almeno che qualcuno l’abbia custodita con la cura che meritava.